Combattere gli stereotipi forgiando stereotipi. Il caso dello "Zapata gay"

Antonio Gurrado

Il pittore Fabian Chairez non ha fatto niente di nuovo, di coraggioso o rivoluzionario

Non farà lo stesso effetto di una banana appiccicata al muro ma, a Città del Messico, sta facendo discutere un ritratto di Emiliano Zapata. Nell’ambito di una mostra dedicata alle raffigurazioni dell’eroe nazionale, il pittore Fabian Chairez lo ha rappresentato nudo, a cavallo, coi tacchi alti e fasciato da un nastrino coi colori della bandiera mentre atteggia la boccuccia nella posa seducente di chi manda un bacio da sotto i baffoni. Qualcuno sta addirittura meditando di far causa all’artista o agli allestitori per aver leso l’onore del macho oltre che della patria; qualcun altro ribatte che l’opera travalica gli stereotipi facendo venire alla luce vecchie illazioni, benché mai suffragate, sulle esperienze omoerotiche dell’eroe. Non capisco il motivo di tanto strepito. Chairez non ha fatto niente di nuovo, di coraggioso o rivoluzionario, e nemmeno i suoi patriottici detrattori. Volenti o nolenti, entrambi hanno portato avanti ciò che ormai siamo abituati a fare da anni: sancire l’identità di ogni individuo in base alla sua inclinazione sessuale, vera o presunta, ridurre l’essenza dell’uomo alle sue mutande (quando le ha) e combattere gli stereotipi forgiando stereotipi diversi. Tutto qui.

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