Chiara Ferragni (foto LaPresse)

La resistenza a Chiara Ferragni che si fa pubblicità con Chiara Ferragni

Antonio Gurrado

Il paradosso di un cinema di Torino che non programma il film dell'influencer ma per farlo sapere, e ottenere visibilità e consenso, deve fare leva sulla fama dell'influencer e sul suo regno indiscusso: i social

Un cinema di Torino non programma il film di Chiara Ferragni e il pubblico va in visibilio dandosi a una sfrenata esultanza. Il primo paradosso è che, se il cinema si fosse limitato a non programmare il film, nessuno se ne sarebbe accorto e sarebbe passato inosservato; è stato dunque necessario annunciarlo, facendo leva sulla fama di Chiara Ferragni per farsi un po’ di pubblicità rinnegando Chiara Ferragni. Il secondo paradosso è che, se l’annuncio fosse stato diffuso con una locandina nell’atrio o con un riquadro di qualche centimetro nella programmazione cinematografica sui quotidiani torinesi, non ci sarebbe stata nemmeno l’esultanza: annuncio e visibilio hanno avuto senso soltanto in quanto manifestati sui social, ossia sullo strumento che ha dato la gloria a Chiara Ferragni. Ma il paradosso più paradossale è che quest’episodio certifica un punto di non ritorno della cultura italiana: per sentirsi colti, eletti, raffinati non basterà più far finta che buona parte della produzione cinematografica, musicale, letteraria e artistica italiana non esista; bisognerà sbandierarlo specificando nel dettaglio a quali frange della cultura italiana si rinuncia per sdegno, anziché dormire sonni tranquillamente inconsapevoli nella propria torre d’avorio. In altre parole, per ignorare Chiara Ferragni non sarà più possibile ignorare Chiara Ferragni.    

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