Nel villaggio russo invaso dagli orsi il vero problema sono gli ambientalisti

Antonio Gurrado

Cinquantadue orsi invadono Novaja Zemlja, vicino al Mar Glaciale Artico. Gli animali non possono essere abbattuti perché c'è un'associazione che si oppone

Sulla famosa invasione degli orsi in Russia vorrei scrivere quanto segue. Gli abitanti di un arcipelago del Mar Glaciale Artico, Novaja Zemlja, hanno passato il fine settimana presi in ostaggio da cinquantadue orsi polari, che si aggirano attorno e dentro gli insediamenti umani. Non era mai accaduto. Uscire di casa è un problema, mandare i figli a scuola è un problema, però il problema più rilevante è escogitare stratagemmi non letali per ovviare alla situazione: le autorità locali non hanno dato infatti il permesso di abbattere gli orsi, quindi agli abitanti di Novaja Zemlja non resta che arrangiarsi correndo qualche rischio in attesa che agli orsi passi la voglia di vita cittadina. Si tratta di un'evidente dimostrazione del fatto che il rapporto fra uomo e natura è un gioco a somma zero; è un peccato che alla gente non sia concesso di difendersi da un animale così pericoloso, l'orso. Ciò che invece i fatti mi costringono a scrivere è quanto segue. Se le autorità non hanno permesso di abbattere gli orsi è perché l'ente per la protezione degli animali si è opposto all'ipotesi. Inoltre il fatto che gli orsi si siano spinti negli insediamenti umani viene ascritto al cambiamento climatico, di cui l'uomo viene ovviamente reputato responsabile. Da questo punto di vista appare giusto che gli uomini paghino le proprie responsabilità di fronte a grandi mammiferi carnivori del tutto innocenti. Di conseguenza, fra l'orso bianco e il bambino che sta andando a scuola (o la signora che deve far la spesa), per gli ambientalisti è giusto prevalga l'interesse dell'orso bianco; è un peccato che alla gente non sia concesso di difendersi da un animale così pericoloso, l'uomo convinto delle proprie teorie.

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