La linea gialla della metropolitana di Milano (foto LaPresse)

Il ragazzo della metro e la signora che vuole vederlo ammazzato

Antonio Gurrado

Come funziona questa nuova Italia, dove poco si può fare per aiutare chi ne ha bisogno ma nulla è possibile per salvare chi preferisce l'odio alla generosità

Dunque. Circola per Milano un ragazzo (ce ne saranno tanti ma mi capita sempre lui) che di tanto in tanto salta sulla metro gialla. Per due o tre fermate conciona sul proprio destino – dice di aver perso il lavoro e/o di essere malato – e richiede non necessariamente denaro ma anche cibo, visto che c’è sempre qualcuno che ha appena fatto la spesa. Parla a voce sostenuta, è vero, ma non peggio di tanti che sbraitano al cellulare, e si esprime in italiano corretto reso artificiale dalla pappardella imparata a memoria; dopo di che passa fra i sedili e senza tendere mani né insistere prende da chi lo fa avvicinare per dargli qualcosa. Qui uno spicciolo, lì un pacco di biscotti, là una sigaretta. Se qualcuno invece non vuole non fa niente, finito il giro del vagone ringrazia tutti e se ne va. L’altro giorno al suo passaggio una signora l’ha fatto avvicinare e gli ha detto: “Io voglio solo che muori ammazzato”. Poi il ragazzo è sceso e noialtri passeggeri – chi aveva dato e chi non aveva dato – siamo rimasti a guardarci smarriti, capendo al volo che in questa nuova Italia il poco che ciascuno di noi potrebbe fare per aiutare il ragazzo scompare al cospetto del niente che nessuno potrà mai fare per aiutare la signora, tutta soddisfatta.

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