Foto Vincenzo Coraggio

Dove ci porta l'ora di religione multiculti?

Antonio Gurrado

Bibbia e Corano arrivano in una classe elementare di Biella. E' una buona notizia, ma le conseguenze potrebbero essere opposte all'integrazione che si vuole inseguire

In effetti, la storia dell’insegnante di religione che in una scuola elementare di Biella fa leggere il Corano oltre che la Bibbia è una buona notizia, per tre motivi. No, non perché favorisce il confronto fra religioni, il dialogo, il rispetto e chiacchiere vacanti. Anzitutto perché un insegnante di religione insegna effettivamente religione, anziché rifugiarsi in generici discorsi barbosi sulla violenza, sulla droga, sul sesso, sul rock’n’roll. Poi perché in una scuola si legge la Bibbia, se non altro, che di solito nel migliore dei casi viene propinata ai ragazzini sotto forma di bignami o di film, quando non occultata del tutto; e invece i suoi alunni quanto meno sapranno che, se c’è un testo sacro, prima di parlarne converrebbe leggerlo. Infine perché tale scuola di Biella può costituire un interessante esperimento sociologico: la lettura parallela di Bibbia e Corano è volta a garantire nell’ora di religione la presenza degli alunni musulmani che altrimenti abbandonerebbero l’aula. Se ciò favorirà l’integrazione e la conoscenza reciproca, il paragone fra monoteismi e la ricostruzione di somiglianze e gerarchie, tanto di guadagnato. Se invece, fra qualche anno, nell’ora di religione si leggerà solo il Corano, allora l’esperimento sarà perfettamente riuscito.

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