Il sindaco che inveiva contro il bambino bocciato: dalla cronaca allo Zeitgeist

Antonio Gurrado
La nostra distanza da Cerignola non va calcolata in chilometri ma in secoli. Il sindaco del Comune foggiano è diventato improvvisamente celebre per avere inveito in pubblico contro un bambino orgoglioso di essere stato bocciato.

La nostra distanza da Cerignola non va calcolata in chilometri ma in secoli. Il sindaco del Comune foggiano è diventato improvvisamente celebre per avere inveito in pubblico contro un bambino orgoglioso di essere stato bocciato; intervistato dal Corriere, ha spiegato di non essere affatto pentito ma di avere soltanto persuaso allo studio, pur utilizzando offensivi improperi. L'intervistatore gli pone le domande giuste: ma perché ha sbraitato in dialetto? potrebbe tradurre “trimone”? ora che s'è rivisto su Youtube, lo rifarebbe? Il sindaco risponde che lo rifarebbe mille volte, perché anche sua madre lo minacciava ogni giorno di spezzargli le gambe se non avesse studiato, e così ha ottenuto maturità classica e laurea in legge; resta sottinteso che in Puglia, per come la ricordo io, queste argomentazioni che suonano lesive alle orecchie più delicate vengono di solito intese e percepite come esortazioni colorite, che grondano affetto ruvido senza mettere effettivamente in discussione l'integrità degli arti.

 

 

L'intervistatore, infatti, non sottilizza ma punta dritto alla questione chiave: “Sta parlando di sua madre e lei ha sessantacinque anni; sta parlando del secolo scorso”. Il sindaco replica ma a questo punto non importa la sua risposta contingente, perché la cronaca si è trasformata in Zeitgeist: se il secolo scorso era una mamma che minacciava di spezzare le gambe al figlio lavativo, il secolo attuale è un bambino che si vanta della propria ignoranza mentre tutti accorrono a dargli ragione.

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