François Hollande (foto LaPresse)

Hollande propone un Jobs Act per lanciare la campagna per il 2017, ma sull'occupazione ha già fatto un disastro

Mauro Zanon
Il presidente francese cerca di rilanciare l’occupazione e il suo mandato. Oggi ha annunciato una manovra da due miliardi, ma la stampa (e i francesi) ormai non gli crede più

Parigi. In cerca di popolarità e risultati, il presidente della Repubblica francese, François Hollande, ha a disposizione l'ultima chance per preparare la campagna elettorale senza sensi di colpa per non aver lasciato spazio ad altre personalità della gauche che più di lui, forse, saprebbero come riportare la Francia sui binari del redressement, del rilancio. Questa mattina Hollande ha presentato il suo “piano d’emergenza per il lavoro”, l’ennesimo tentativo di “invertire la curva della disoccupazione”, frase mantra di questo mandato, che però non ha mai trovato riscontro nelle cifre. Sono sette le misure del piano che costerà alle casse dello stato due miliardi di euro (Hollande ha parlato di “sforzi di bilancio”, quindi tagli alla spesa e nessun aumento delle tasse, “senza prelievi supplementari di ogni sorta”). Tra le principali figurano lo sblocco di un miliardo di euro per la formazione di 500.000 disoccupati (i meno qualificati, in particolare, in settori come il digitale e l’ambiente) e un “prime d’embauche” per le Pmi, e cioè un incentivo immediato di duemila euro alle piccole e medie imprese che assumono con contratti a tempo indeterminato e determinato di almeno sei mesi.

 

Attualmente il tasso di disoccupazione in Francia è ai massimi storici: 10 per cento, pari a 3,57 milioni di persone. Come ha evidenziato il Figaro questa mattina, il capo di stato socialista, in tre anni e mezzo di presidenza – 43 mesi per la precisione –, ha fatto peggio del suo predecessore Nicolas Sarkozy in 5 anni, in materia di occupazione. Su cinque indicatori chiave, i risultati sono catastrofici rispetto a quelli registrati dall’attuale presidente dei Républicains. Più disoccupati ogni mese (+16.351 Hollande; +13.455 Sarkozy), più disoccupati “de longue durée”, e cioè da più di un anno (782.500, ossia 254.700 in più di Sarkozy), più disoccupati tra la persone con più di 50 anni (294.400 Hollande, 253.700 Sarkozy), meno cali mensili della disoccupazione registrati (otto con Hollande, sedici con Sarkozy) e più posti di lavoro distrutti (14.692 per l’attuale capo di stato, rispetto ai 12.760 del suo predecessore).

 

Questa mattina la stampa, pressoché all’unanimità, ha ironizzato sulle capacità di Hollande di risolvere nei suoi ultimi diciotto mesi i problemi che non è riuscito a risolvere nei primi tre e anni e mezzo, manifestando forti dubbi sull’efficacia dell’ennesimo “plan pour l’emploi”. Olivier Auguste, editorialista dell’Opinion, ha criticato con toni aspri l’attendismo del presidente socialista, l’ennesimo piano abborracciato dall’Eliseo, che nella sostanza non cambierà nulla, perché “sulle riforme strutturali (...) la priorità è procrastinare”. Non ci crede più la stampa alla quale più volte è stata annunciata “inversione della curva della disoccupazione” e non ci credono più nemmeno i francesi a una risposta “credibila e duratura” al problema del lavoro. Secondo l’ultimo sondaggio Odoxa pubblicato dal Parisien/Aujourd’hui en France, Hollande è infatti in caduta libera tra le personalità preferite dei francesi: solo il 25 per cento ha un’opinione favorevole sul presidente socialista, meno della metà di coloro che già nel 2017 vedrebbero bene il ministro dell’Economia Emmanuel Macron all’Eliseo (53 per cento).

 

“Dalla normalizzazione alla depresidenzializzazione”, scrive il Figaro, “Una scommessa da vincere a ogni costo (quella sul lavoro, ndr)”, scrive Libération. Per il sindaco frontista di Béziers, Robert Ménard, si tratta di un “piano sovietico per il lavoro, inutile e impotente”. Per la leader del Front National, Marine Le Pen, l’annuncio di Hollande per bloccare l’aumento di iscritti al Pôle Emploi, il centro per l’impiego francese, è soltanto un “piano di candidatura per le presidenziali del 2017”, velleitario e di corto respiro, che non risolverà in profondità il problema del lavoro.