Il più grande "pacco" di Natale

Giovanni Battistuzzi
Come ogni Santo Stefano in Lancashire è tempo del re-gifting day, ossia il giorno in cui regalare ad altri il regalo natalizio che hanno fatto a te e che te ne vuoi disfare. Tra questi ce ne è uno che gira dal 1985 e che è diventato l'attrazione della festa.

Lo chiamano re-gifting è semplicemente il regalare ad altri il regalo che hanno fatto a te. E non è quasi mai opera pia, atto di generosità. Più che altro disfarsi di ciò che non si è gradito, che non si sa dove mettere o cosa farsene. Qui da noi è azione diffusa ma silenziosa, sotto traccia, in altri paesi, specie quelli anglosassoni, è tradizione consolidata, in alcune zone addirittura lodevole.

 

Questione di approcci differenti, questione di motivazione e soprattutto di occasione. A Lancaster, in Lancashire, Inghilterra, poco più di 100 chilometri sopra Manchester, Santo Stefano è diventato il re-gifting day e la comunità locale si ritrova, porta il regalo di cui si vuole sbarazzare, paga una quota che servirà al comune per i lavori di abbellimento della città e per avere il diritto di estrarne un altro premio, lo scarto di qualcun altro. Il resto è vino caldo, o birra, mangiate, chiacchierate e molto humor british per evitare di rispondere a chi ti chiede che regalo hai portato, che quello lì tra gli altri pacchi natalizi è proprio il suo.

 

Scarti certo. Tutti impachettati in carta rossa, tutti numerati ed esposti. Tutti che troveranno un nuovo proprietario dopo nemmeno un giorno dall’ultimo passaggio di mano. Tutti uguali e inutili alla stesa maniera, ma uno più inutile degli altri, uno talmente brutto da essere il più desiderato.

 

Perché è dal 1985 che questo dono gira, di mano in mano, riportato ogni anno, ogni Santo Stefano ricoperto di carta rossa.  Trent’anni esatti oggi. Probabilmente un record. Anche perché in questi trent’anni da oggetto non voluto, peso da eliminare si è trasformato nel re della festa, il motivo di maggior interesse, è diventato la vera attrazione della festa. Tanto da entrare anche nel regolamento –  non ufficiale, ma rispettato da tutti – che ha decretato l’obbligo di rimessa in palio del regalo nell’edizione successiva, aggiungendo in corsivo e tra virgolette la locuzione “in saecula saeculorum”.

 

Una teiera, quattro tazzine, quattro piattini e quattro cucchiaini. Nulla di inutile, ma se il beccuccio della teiera è una testa di leone e sopra il coperchio domina un cigno dello stesso acciaio di cui è formata tutto il servizio, si capisce bene perché non fu apprezzata trent’anni fa dalla coppia che la ricevette e che se ne sbarazzò il giorno dopo.

 

Ora però il servizio, contenuto ancora nella sua collezione originale ­–  fanno sapere al Sun gli organizzatori - , è diventato una sorta di culto trash, con tanto di discorso di inizio pesca degli ultimi possessori e applausi e piccole invidie. “Averlo per un anno porta fortuna. Pensi che abbiamo concepito il nostro secondo figlio poche sere dopo averlo in casa e mio marito ha avuto una promozione lavorativa”, fa sapere al tabloid inglese Fiamma Leightatton, l’ultima estrattrice del pacco natalizio e madrina di questa edizione. “Nessuno è mai riuscito a ripescarlo, spero di essere fortunata”. Potere del re-gifting.

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