Com'è che nelle tanto inquinate città italiane si vive più a lungo?

Roberto Volpi

 I dati dell'Agenzia europea dell'ambiente sulle morti da inquinamento e il record di longevità registrati nel nostro paese. C'è qualcosa che non torna.

Ma di che parlano? Conoscono almeno i dati, i dati veri, mica quelli elaborati coi loro modelli iper tecnicizzati che chissà dove vanno a pescare le informazioni – vattelappesca, appunto. Non conosco nei dettagli, nel momento in cui scrivo, lo ammetto, il rapporto dell’Agenzia europea dell’ambiente che viene riproposto a getto continuo su tutti i telegiornali della penisola. Ma scrivo basandomi volutamente sui soli macrodati e le macrovalutazioni fornite dalla suddetta Agenzia: Italia 84.400 morti prematuri per inquinamento, primo paese per morti prematuri causati dall’inquinamento in valore assoluto e, in rapporto alla popolazione, alle primissime posizioni dopo un paio di paesi dell’Est Europa. L’area più insalubre d’Europa? Ma la pianura padana, naturalmente. E, scendendo per li rami della penisola, le aree di Firenze e Bologna tra le altre.

 

Tutta la compagnia di giro ambientale di varia ispirazione politica è lì a stracciarsi le vesti. Ahi le polveri sottili, ahi l’azoto, ahi non so che altro. Balle, almeno nella sostanza (ché, a furia di dettagli, si può nascondere tutto). E se la chiudessimo, l’Agenzia europea dell’Ambiente? La tentazione viene, anche se sappiamo essere sbagliata. Perché, intanto, arriva dopo la banda. Alla fine del 2015, nell’imminenza del 2016, il dato del 2012? Ma che si muova, si dia da fare, o che chiuda bottega, appunto. Ma questo è niente perché sotto incriminazione, a detta dei cervelli lì annidati, è il Paese, l’Italia, con forse la più alta speranza di vita o vita media al mondo, se si escludono, e dico forse, Svizzera e Giappone. E questo mentre al centro del centro dell’incriminazione la suddetta Agenzia non si perita di collocare la già citata pianura padana (ancora? Ma a che anno sono fermi?), più le nostre principali città. Non sanno niente, viene da pensare. Non sanno che negli ultimi quarant’anni la Lombardia ha registrato un aumento della speranza di vita da sballo, la più alta tra le regioni italiane e, potete starne certi, dell’Europa tutta: 11 anni e 5 mesi, alla media di qualcosa come 2 anni 10 mesi e 8 giorni, insomma di quasi 3 anni di vita in più ogni 10 anni di calendario. Non sanno che nel 2014 con 83,2 anni di vita media le regioni di Lombardia, Emilia e Veneto – come a dire quelle della nebbia in val padana, appunto – si stagliano come gemme nel panorama della longevità mondiale. Non sanno che a Firenze, città anch’essa incriminata, la speranza di vita o vita media ha superato largamente gli 84 anni (quasi 82 anni gli uomini, 86 anni e 5 mesi le donne), che reputo se non il primato mondiale qualcosa che ci si avvicina molto. Non sanno che c’è una concentrazione di centenari, proprio in queste aree, che impressiona. Non sanno che la mortalità prima dei 60 anni è irrilevante (e sennò come potrebbe mai esserci una vita media di oltre 83 anni? La matematica “nol consente”).

 

[**Video_box_2**]Secondo il mio modesto parere a furia di giocare coi loro modelli si sono persi in labirinti di numeri che invece sono, al fondo, semplici. Sol che si guardi alla palla, come si direbbe in gergo calcistico. E pure ai fondamentali. E allora, tanto come palla (la vita media o speranza di vita) che come fondamentali (le regole del buon vivere), che forse non abbiamo le carte in regola? Ieri erano carni rosse e insaccati, oggi l’inquinamento coi suoi morti prematuri. E intanto l’Italia naviga ch’è una bellezza nella stratosfera della speranza di vita. Ci diranno: ma se evitaste le morti premature da inquinamento chissà dove arrivereste. Rispondo: chi l’ha detto? Nel biennio 2012-2014 a Milano, capitale della nebbia in val padana, la speranza di vita è cresciuta, tenetevi forte, di 0,93 anni: 11 mesi di vita in più in due anni di calendario. Che vogliamo fare? Non morire più? E’ così bello campare sempre più a lungo mentre d’intorno tanti medici alla dottor Purgone, per citare Moliere che i medici li aveva in uggia mica poco, cercano di convincerti che invece non fai che morire.

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