Beppe Grillo (foto LaPresse)

Se Grillo se ne va è perché la situazione si è fatta seria

Redazione
Beppe Grillo si è defilato dalla guida del Movimento 5 stelle proprio mentre le questioni di politica internazionale irrompono assumendo un carattere decisivo nel dibattito pubblico.

Beppe Grillo si è defilato dalla guida del Movimento 5 stelle proprio mentre le questioni di politica internazionale irrompono assumendo un carattere decisivo nel dibattito pubblico. E’ difficile pensare che si tratti soltanto di una coincidenza. I grillini non hanno niente che somigli a una linea di politica internazionale: oscillano tra la denuncia fantapolitica di complotti e la metafisica di Casaleggio che crede che l’Isis sia un’entità “astratta”. Prendere una posizione su questioni così drammatiche e complesse pare al di fuori delle possibilità di Grillo. Ha sostenuto di non aver mai voluto esercitare la leadership del movimento, ma naturalmente è vero il contrario, come dimostra il fatto che si è voluto presentare alle consultazioni del Quirinale in occasione delle crisi di governo. Ora preferisce tornare al suo mestiere di comico lasciando agli altri la responsabilità di fronteggiare una situazione che è più grande di lui e che non si può gestire con qualche frase a effetto o la denuncia dell’incapacità altrui. Da un certo punto di vista si tratta di un atto di onestà intellettuale, o almeno lo sarebbe se le sue motivazioni fossero rese esplicite.

 

Man mano che la situazione diventa più seria e le scelte si fanno più drammatiche – com’è probabile che avvenga in un crescendo di atti terroristici e di reazioni politiche e militari che appare difficile da fermare – la questione della lotta al terrorismo di matrice islamica acquisirà sempre più un ruolo centrale nel discorso pubblico. Una situazione che finirà con il far emergere le posizioni politiche all’altezza della situazione e quelle del Movimento 5 stelle, almeno finché è stato sotto l’egemonia di Grillo. Mancano, infatti, i più elementari requisiti di serietà e di attendibilità. Costruire messaggi di politica internazionale basandosi sulle fantasticherie raccolte sulla rete può risultare divertente finché si tratta di chiacchierare da bar, ma le cose cambiano quando bisogna fronteggiare sfide spietate e pericoli incombenti. Grillo se ne è reso conto, sa che quando comincia la tragedia i comici devono abbandonare la scena, e ne ha tratto le conseguenze naturali. C’è da sperare che altri seguano il suo esempio.