Paolo Becchi

Parole in libertà sugli eccidi di Parigi, anche da parte di “intellò” grillini

Ermes Antonucci
"A chi giova oggi indebolire la Francia e con la Francia l'Europa intera? C'e solo una risposta: agli Stati Uniti d'America". Tra i commenti sui sanguinosi attentati di Parigi è arrivata, puntuale come sempre, la sparata complottista antiamericana che tanto piace agli internauti.

"A chi giova oggi indebolire la Francia e con la Francia l'Europa intera? C'e solo una risposta: agli Stati Uniti d'America". Tra i commenti sui sanguinosi attentati di Parigi è arrivata, puntuale come sempre, la sparata complottista antiamericana che tanto piace agli internauti e a molti adepti del grillismo. Già, perché a pronunciare queste parole è stato Paolo Becchi, docente universitario (sic!), conosciuto ai più come "ex ideologo" del Movimento 5 Stelle per essere stato a lungo punto di riferimento di tutto l'ambiente pentastellato, prima di essere "disconosciuto" proprio da Beppe Grillo.

 

Scie chimiche, micro-chip, aids, vaccini, poteri forti, Bilderberg, Cia…: i complotti hanno sempre costituito il pane quotidiano fornito da Grillo sul "sacro blog" ai propri seguaci (poi divenuti elettori e, in alcuni casi, persino parlamentari). Non è un caso, quindi, che l'uscita di Becchi sia stata subito accolta con entusiasmo da molti fan del M5S, che fanno del dubbio e della congiura la propria filosofia di pensiero. Né sorprende, allo stesso tempo, che a cogliere immediatamente al balzo la palla (in tutti i sensi) lanciata da Becchi sia stato Claudio Messora, ex responsabile della comunicazione dei senatori grillini.

 

Ne è uscita fuori un'intervista - a dir poco imbarazzante - dove i due esperti dell'intrigo danno libero sfogo alle proprie ricostruzioni storiche, geopolitiche e strategiche attorno alla nostra storia recente e, a tratti, su tutto lo scibile umano, tenendo bene a mente un'unica certezza ed un'unica verità, ossia che "gli americani vogliono essere i padroni del mondo" (testuale). Ne deriva che gli sconvolgenti attentati di Parigi sarebbero stati, sì, compiuti da terroristi islamici in nome dell'Isis, ma che "in realtà" dietro tutto ciò si celerebbe la mano sapiente e malefica degli Stati Uniti, pronti ad indebolire in ogni modo - anche con la violenza - i propri avversari economici e commerciali.

 

Una farneticazione che apparirebbe fuori posto persino in una discussione da bar, e che invece, grazie al potere della tanto celebrata Rete, ha finito per diventare virale ed assurgere a interpretazione dei fatti degna di considerazione. Un quadretto ridicolo, ma anche preoccupante, in quanto permette lo sdoganamento di valutazioni e pregiudizi barbari e pericolosi, come quelli antisemiti, da sempre striscianti all'interno del "popolo del web", e in particolare in quella parte che risponde al guru genovese.

 

Così può accadere che in Rete venga considerata una "strana coincidenza" il fatto che in seguito ai gravi attacchi di Parigi il presidente iraniano Rohani abbia annullato la sua visita in Francia e in Italia: un rinvio che farebbe "piacere" ai paesi che non vedono di buon occhio la normalizzazione dei rapporti tra Iran ed Europa (Israele in primis) e che dunque - si noti la follia - potrebbero essere dietro l'ideazione delle stragi. Ignoreremmo queste sciocchezze, se non fosse che una delle riflessioni che i fatti di Parigi già ora ci inducono a fare riguarda proprio la situazione che si trova a vivere lo stato di Israele, un paese che il clima di terrore vissuto in queste ore dalla Francia e dall'Europa intera, lo vive da anni in maniera permanente.

 

[**Video_box_2**]Anche nelle vicende parigine, infatti, sembra purtroppo aver trovato spazio il diffuso - e sottovalutato - sentimento di antisemitismo, se è vero - come è vero - che il Bataclan, il locale al centro dell'attacco più feroce compiuto dagli estremisti islamici, risultava essere nel mirino dei terroristi già da diversi anni (almeno dal 2007), poiché gestito da ebrei e per aver ospitato conferenze e manifestazioni di organizzazioni ebraiche. Un dettaglio da ricordare, soprattutto in tempi in cui l'Europa propone la marchiatura e il boicottaggio di merci prodotte in alcune zone di Israele, alimentando questo clima di odio antisemita.