Un'assemblea pubblica al Cocoricò di Riccione su droga e prevenzione (foto LaPresse)

Il Cocoricò è uscito dal gruppo: dice addio al sindacato delle discoteche

Luciano Capone
La discoteca di Riccione ha deciso di uscire dal Silb, la corporazione italiana dei locali da ballo

Non finisce la saga Cocoricò. Dopo la morte del sedicenne di Città di Castello in seguito all’assunzione di ecstasy e la conseguente chiusura per 4 mesi della discoteca decisa dal questore, la discoteca di Riccione ha deciso di uscire dal Silb, il sindacato italiano locali da ballo. “La politica intrapresa in questi anni dal sindacato non ha infatti prodotto risultati necessari per garantire agli imprenditori delle discoteche la giusta tutela di fronte ad eventi che non possono essere attributi alla responsabilità dei gestori – dice il comunicato del “Cocco” – Problematiche importanti, come la carenza di leggi in grado di sostituire quelle ormai datate, il divieto d’ingresso ai minori di anni 18, l’impossibilità da parte del gestore di poter controllare e tenere fuori dai locali le persone indesiderate, andavano affrontate prima dei fatti di cronaca che purtroppo hanno gettato ancora una volta sui locali un’immagine negativa. Noi continueremo la battaglia allo sballo che abbiamo intrapreso tre anni fa e continueremo a far sentire forte la nostra voce per far cambiare leggi che non ci consentono di tutelare le nostre imprese e i nostri clienti, nell’augurio che già a settembre il "Daspo delle discoteche", presentato insieme all’On. Sisto nel settembre 2014, possa finalmente diventare legge”.

 

Il caso della morte del giovane di Città di Castello è stato la scintilla che ha fatto esplodere la discussione politico-sociologica da ombrellone sull’“emergenza sballo”, un’emergenza più mediatica che reale visto che i dati parlano di un crollo dei decessi legati all’assunzione di droghe dai 1.002 del 1999 ai 344 di adesso (di cui circa la metà a causa dell’eroina e solo meno del 2 per cento a causa dell’ecstasy).

 

Il ministro dell’Interno Angelino Alfano in un’intervista al Corriere della Sera aveva parlato di “tolleranza zero contro lo sballo che uccide”, specificando che da parte del governo “non esiste linea dura contro le discoteche, ma contro la vendita e la cessione di droga nelle discoteche”. Il punto è che nel caso in questione il sedicenne poi deceduto non aveva acquistato droga in discoteca, ma l’aveva comprata a Città di Castello da un coetaneo e l’ha poi sciolta in una bottiglietta d’acqua prima di entrare in discoteca. Tutte circostanze appurate dagli inquirenti, che non sono servite ad impedire la chiusura di quattro mesi Cocoricò, la fine della stagione estiva con conseguenze rilevanti per le oltre 200 persone impiegate.

 

[**Video_box_2**]Dopo le polemiche con il governo e le istituzioni arriva l’uscita dello storico locale romagnolo dal Silb, un colpo rilevante per il sindacato di categoria, visto che il Cocoricò è la più grande discoteca del paese. Una mossa che fatte le dovute proporzioni ricorda la decisione di Sergio Marchionne di far uscire la Fiat da Confindustria e che segnala una crisi di rappresentanza nel mondo imprenditoriale oltre alla crescente insofferenza verso un ambiente dove è molto difficile fare impresa. Già l’anno scorso il Cocoricò in seguito a sanzioni ritenute ingiuste minacciò di smontare la piramide (simbolo della discoteca) e di andarsene all’estero. Anche questa sarebbe una mossa in stile Marchionne, che però lascerebbe il paese con un’importante realtà imprenditoriale in meno senza risolvere nulla della (pseudo) emergenza “sballo”.

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  • Luciano Capone
  • Cresciuto in Irpinia, a Savignano. Studi a Milano, Università Cattolica. Liberista per formazione, giornalista per deformazione. Al Foglio prima come lettore, poi collaboratore, infine redattore. Mi occupo principalmente di economia, ma anche di politica, inchieste, cultura, varie ed eventuali