Una serata al Cocoricò (foto del profilo ufficiale Facebook)

Invece di spegnere la notte di Riccione, pensate alle vostre ipocrisie

Sergio Pizzolante
Il Cocoricò e uno stato contro le imprese, non contro la droga. Abito a duecento metri dal Cocoricò da 35 anni. I miei figli hanno ballato lì e non si sono mai drogati. Circola la droga? Sì, come in molti altri luoghi. Dunque, che facciamo, chiudiamo tutto?

Al direttore - Abito a duecento metri dal Cocoricò da 35 anni. I miei figli hanno ballato lì e non si sono mai drogati. Circola la droga? Sì, come in molti altri luoghi, in stazione, sul lungomare, in spiaggia, nei bar, in viale Ceccarini e in tutte le piazze d’Italia. Dunque, che facciamo, chiudiamo tutto? Si è detto che quella sia la piazza dello spaccio e, addirittura, del porno. In tanti anni, non me ne sono mai accorto e così i miei figli. Conosco Riccione e i riccionesi in profondità e una cosa del genere non l’avevo mai sentita.

 

Lo spaccio? Sì, al Cocoricò circola la droga ma non si dice che i gestori del locale segnalano i pusher alle forze dell’ordine, che vanno quindi ad arrestarli su segnalazione del locale. Nessuno lo dice, ci si limita ad affermare che nella discoteca ci sono stati degli arresti. Quindi si chiude perché il Cocoricò ha collaborato con la giustizia. Questo è il paradosso di un paese che ha perso buon senso e civiltà. Bisogna creare il mostro che serve ad alimentare la sete di sangue e di tragedia della stampa benpensante e ipocrita. Dei tanti commentatori ex sessantottini che non sapendo come gestire l’educazione dei figli, sui giornali scrivono: repressione! Come ha fatto Severgnini sul velino delle procure e delle questure.

 

Il giovane che drammaticamente ha perso la vita, aveva comprato la prima dose di ecstasy a Città di Castello. Si è scritto che però l’aveva comprata per consumarla nel luogo emotivo del Cocoricò. Poteva assumerla lì, solo lì. Non si dice, però, che i gestori da mesi propongono il Daspo per gli spacciatori e che sostengono un progetto di legge in tal senso che giace in commissione Giustizia della Camera. E c’è un’alleanza contro la droga con San Patrignano di cui non si parla. La comunità, proprio ieri, è scesa in campo in difesa del Cocoricò. Il problema, dicono, “è che drogarsi oggi è considerato normale, e lo sappiamo bene attraverso i racconti dei ragazzi che arrivano da noi”. Aggiungono: “Ormai ovunque è possibile devastarsi con superalcolici e stupefacenti di ogni tipo”. Per San Patrignano “è necessario responsabilizzare gli stessi giovani e i loro genitori, che devono essere aiutati a comunicare e a guidare i loro figli verso uno stile di vita consapevole, dove il divertimento è sano senza bisogno di artifici chimici”. Per Sanpa, dunque, la lotta alla droga non si fa con la chiusura di una discoteca di Riccione, servono azioni e iniziative di carattere sociale e culturale. E, aggiungo, uno stato capace di comprendere la realtà e non sbagliare gli obiettivi.

 

Ancora una volta un paese malato vuole il capro espiatorio, con lo stato che non fa il suo mestiere e scarica sulle imprese la propria povertà e con la stampa che frantuma ogni fondamento di civiltà mescolando i fatti e stravolgendo la realtà. Intanto, con questo provvedimento nessun ragazzo si salverà, un’azienda molto importante chiuderà, 250 lavoratori andranno a casa e la notte riccionese diventerà buia.

 

Questo è l’ennesimo esempio di una sorta di risacca neocomunista, statalista, dirigista, che sta avvolgendo il paese. Dietro la lotta, cieca e presunta, allo sballo, alla droga, alla corruzione, alle mafie e alla cattiva politica, cresce una subdola cultura antimpresa e si diffonde il disprezzo per le libertà e le responsabilità degli individui. E così, da vent’anni, abbiamo più corruzione, più mafia, più spaccio e consumo di droghe, più potere alle procure e agli organi non eletti dello stato, una politica debole e sempre meno impresa. In questo caso, si distrugge un’azienda, si demonizzano le discoteche e i locali notturni e si finirà per distruggere l’economia turistica della notte. Così come in passato, la furia talebana e iconoclasta contro le imbarcazioni dei ricchi ha distrutto la nautica, così come si tenta di fare con l’Ilva e l’industria dell’acciaio, così come tutti i giorni si soffoca l’economia di impresa con un’invadenza ottusa dello stato in ogni settore.

 

 

Sergio Pizzolante è Vicepresidente dei deputati del gruppo Area popolare (Ncd-Udc)

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