L'elicottero di Matteo Renzi, fermo in un campetto di calcio a Badia al Pino

Risparmiateci la lagna pauperista sul #Renzicottero, anzi paghiamogli un teletrasporto perché vada più veloce

Alessandro Giuli

Ci sono tanti buoni o meno buoni motivi per avercela con Matteo Renzi, e il moralista collettivo che fa?, si mette a cavillare su quell’elicottero di Stato usato dal presidente del Consiglio per viaggiare tra Firenze e Roma.

Ci sono tanti buoni o meno buoni motivi per avercela con Matteo Renzi, e il moralista collettivo che fa?, si mette a cavillare su quell’elicottero di Stato usato dal presidente del Consiglio per viaggiare tra Firenze e Roma. L’abbiamo scoperto tutti perché il velivolo è dovuto atterrare per un’emergenza, e ora secondo gli invidiosi (anche un po’ jettatori) la segretezza del mezzo di trasporto costituisce un’aggravante. Beppe Grillo ha subito trovato una maniera simpatica per lucrarci sopra a modo suo, inventandosi l’hashtag #Renzicottero. Ma il dottor Gribbels è più comico che moralista e va capito.

 

Meno credibili, anzi gnagnerosi fino alla desolazione sono invece gli autoproclamati maestri cantori dell’indignazione. Loro, cultori della morigeratezza e giardinieri del basso profilo, protestano contro lo sfoggio di berlusconismo inconscio di cui sarebbe vittima Renzi, e lo fanno in nome d’una sobrietà che hanno visto incarnarsi nel grigiore del tecnocrate Mario Monti ai tempi della sua premiership, quando viaggiava sul Frecciarossa e deambulava nelle stazioni con un trolley al seguito; la stessa sobrietà esibita dal successore Enrico Letta quando entrava a Palazzo Chigi a bordo della sua onesta monovolume borghese. C’è anche chi si premura di ricordarci che il sindaco romano Ignazio Marino gira per la Capitale in bicicletta, come peraltro faceva Renzi da primo cittadino di Firenze, o al massimo su una Panda modello basico divenuta però impopolare per via di alcune soste vietate punite con multe e causa di polemiche su chi dovesse pagarle. La vetta del buon esempio sembra occupata dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella, lui sì civilissimo e dimesso nell’utilizzo di treni, aerei di linea e tram metropolitani. Invece no, perché ieri Famiglia cristiana ci ha ricordato che nessuno può rivaleggiare con Bergoglio che “– quando glielo lasciano fare – se ne va in giro su una vecchia Ford Focus scassata e addirittura in pullman, come a una gita del dopolavoro”. Eccolo qua, chiaro distinto e biancovestito (ma sempre al netto delle tasse non pagate dal Vaticano sugli immobili dotati di nicchietta per il culto), il termine di paragone che si vorrebbe più umiliante per Renzi. Climax invalicabile di un inventario che gronda un oleoso rancore da partigiani dell’anti casta. Come reagire? Renzi fa bene a tacere perché il silenzio di un uomo pubblico è spesso più autorevole delle sue legittime motivazioni, quando siano accampate nel posto sbagliato, il camposanto dei collitorti e dei lagnosi, e nel tempo fragoroso della voluttà di denuncia purchessia.

 

[**Video_box_2**]Io che renziano non sono – non è il mio tipo – posso invece difenderlo, per una volta. Perché Renzi non è un gesuita né un francescano, è un presidente del Consiglio giovane, senza loden e senza polvere addosso, impermeabile alla retorica della lentezza e all’ostentazione di un puritanesimo che nella nazione del melodramma sono spesso la scenografia di un teatro dell’inconcludenza. Non penso abbia il sole in tasca, Renzi, ma fa della velocità e della freschezza i suoi tratti distintivi. E io da un premier mi aspetto che governi bene e vada più svelto che può al suo obiettivo. Visto anzi che gli elicotteri in dotazione non sono così affidabili, se potessi permettermelo gli farei recapitare a mie spese un costosissimo teletrasporto.

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