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Giudici all'assalto

Redazione

Come i magistrati proveranno a svuotare la riforma sulla responsabilità civile. Merita una riflessione l’intervista concessa oggi al Messaggero dal procuratore aggiunto di Venezia, Carlo Nordio. Quest’ultimo mette in guardia dalla “possibilità” che in una prima fase ci siano “valanghe di ricorsi” da parte dei cittadini.

Minimizzare la portata del disegno di legge appena approvato sulla responsabilità civile dei magistrati sarebbe errato. Non foss’altro perché siamo pur sempre di fronte al legittimo tentativo di un governo di rispondere, con 27 anni di ritardo, a un’esigenza che i cittadini italiani allora dimostrarono di avere ben chiara in sede referendaria. Tuttavia non sarebbe nemmeno utile concedere spazio alle sole critiche distruttive del nuovo regime di responsabilità dei giudici, come quelle che arrivano da Anm e corifei vari.

 

Piuttosto merita una riflessione l’intervista concessa oggi al Messaggero dal procuratore aggiunto di Venezia, Carlo Nordio. Quest’ultimo mette in guardia dalla “possibilità” che in una prima fase ci siano “valanghe di ricorsi” da parte dei cittadini interessati per presunto “travisamento del fatto” operato dal giudice. Considerato che “lo stesso fatto può essere valutato in diversi modi in tutti i gradi di giudizio”, un monitoraggio (auspicabilmente terzo) è da prevedere. Nordio però aggiunge pure: “E’ sacrosanto che lo stato risarcisca davanti a una decisione ingiusta, anche andando al di là del testo approvato e riconoscendo il pagamento delle spese legali a chi ha subìto un processo dal quale è risultato innocente”. Non solo. Se i magistrati facilmente si assicurano contro sanzioni pecuniarie, il procuratore auspica che “un magistrato che manda in galera una persona contra legem non deve pagare, deve essere buttato fuori dalla magistratura”. Tutto ciò che infatti perpetua l’autotutela dell’ordine giudiziario rischia di svuotare il tentativo di responsabilizzare i singoli giudici.