I trattati di Minsk falliscono. Offensiva dei filorussi, 30 morti nel Donbass

Redazione

In Ucraina si intensificano i combattimenti. Intanto la Nato sta riflettendo sulla possibilità di inviare armi ed quipaggiamenti militari all'esercito regolare di Kiev.

Dopo il fallimento dei colloqui di Minsk, che avrebbero dovuto portare a una nuova tregua, si sono intensificate le operazioni belliche tra l'esercito regolare ucraino e le truppe separatiste filorusse nell'est dell'Ucraina. Nelle ultime 24 ore ci sono stati numerosi scontri a fuoco nel Donbass che hanno provocato almeno 30 morti, tra civili e militari di Kiev.

 

La Serbia, presidente di turno dell'Osce, ha reso noto che a bloccare i negoziati sono stati gli inviati delle regioni separatiste di Luhansk e Donetsk: "Non erano neanche pronti a discutere l'attuazione di un cessate il fuoco e del ritiro dei mezzi pesanti", ha denunciato.

 

"La situazione più delicata è a Debaltseve", ha spiegato il portavoce militare ucraino Volodymyr Poliovyi. Nella città di 25 mila abitanti, a metà strada tra le roccaforti separatiste di Donetsk e Lugansk, "la gente scappa perché gli spari sono incessanti. Nella città non c'è acqua ed elettricità", ha dichiarato il capo del posto di polizia Evguen Lukhaniv. "La polizia e i militari - ha aggiunto - non cederanno la città. Resteremo qui fino alla fine".

 

 

 

Intanto il generale della Nato Philip M. Breedlove, come riporta il New York Times, ha aperto alla fornitura di armi e attrezzature per le forze assediate di Kiev. Sebbene non ci sia ancora nulla di ufficiale, il rapporto fatto dal presidente di turno dell'Osce e l'incontro tra John Kerry e il capo di Stato maggiore congiunto, Martin Dempsey, sommato alla non contrarietà di Obama, potrebbero spingere la Nato alla decisione di supportare con nuovi armamenti le truppe di Kiev. Sempre secondo il New York Times, otto ex alti funzionari americani pubblicheranno proprio oggi  un rapporto che chiede a Washington di inviare a Kiev attrezzature militari per 3 miliardi di dollari, tra cui missili anti-carro e droni di sorveglianza. Il consigliere per la sicurezza nazionale, Susan Rice, finora molto riluttante, sarebbe anche pronta a riconsiderare la sua posizione.

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