Donald Tusk e Federica Mogherini (foto LaPresse)

Sulla Russia Tusk smentisce Mogherini e chiede più sanzioni

David Carretta

Ci sono “prove di un sostegno continuo e crescente dato ai separatisti nell’Ucraina dell’est da Mosca”, dice (per la prima volta) la dichiarazione dei Ventotto. Il rapporto del presidente del Consiglio europeo con la cancelliera Merkel e i tentativi di normalizzazione di Steinmeier.

Bruxelles. I capi di stato e di governo dell’Unione europea ieri hanno ordinato ai ministri degli Esteri di preparare nuove sanzioni contro la Russia, dopo che i ribelli sostenuti dai russi nell’est dell’Ucraina hanno conquistato l’aeroporto di Donetsk e lanciato un attacco contro la città portuale – strategica – di Mariupol’. Con un passo che non ha precedenti nella crisi ucraina, i leader europei hanno accusato il presidente russo, Vladimir Putin, di essere direttamente responsabile del conflitto: ci sono “prove di un sostegno continuo e crescente dato ai separatisti dalla Russia, il che evidenzia la responsabilità della Russia”, dice la dichiarazione dei Ventotto. Nella riunione straordinaria del Consiglio affari esteri di domani, convocata d’urgenza domenica dall’Alto rappresentante per la Politica estera, Federica Mogherini, i ministri dovranno “valutare ogni azione appropriata, in particolare ulteriori misure restrittive”. I capi delle diplomazie europee, che dieci giorni fa discutevano sulla possibilità di allentare le sanzioni, dibatteranno se ampliare le liste nere di individui e imprese cui sono stati congelati visti e beni in Europa, oppure se rafforzare le misure economiche settoriali che erano state adottate nel luglio del 2014 dopo l’abbattimento del volo MH17 sui cieli ucraini. Una decisione sarà presa dai capi di stato e di governo nel loro vertice straordinario del 12 febbraio. Al di là del complicato negoziato sui dettagli delle nuove sanzioni, la dichiarazione di ieri rappresenta una smentita della linea della distensione con Mosca, che Mogherini aveva promosso solo tre settimane fa in un “paper” strategico in cui evocava la necessità di usare la “carota” del dialogo oltre al “bastone” delle sanzioni. “Dopo questo primo passo falso, la luna di miele per l’Alto rappresentante è finita”, spiega al Foglio un diplomatico europeo.

 

L’intenzione del presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, di sottrarre a Mogherini il dossier Russia era emersa già nel fine settimana. Sabato, mentre su Mariupol’ piovevano i razzi Grad, Tusk ha pubblicato un tweet che molti hanno letto in chiave anti Mogherini. “Ancora una volta, l’appeasement incoraggia l’aggressore a ulteriori atti di violenza. E’ tempo di rafforzare la nostra politica su fatti freddi, non sulle illusioni”, ha scritto Tusk. In una ricostruzione del tweet del Wall Street Journal, l’entourage del presidente del Consiglio europeo ha negato che il messaggio fosse diretto contro l’Alto rappresentante: l’obiettivo era fermare un trend all’interno del blocco che punta alla normalizzazione dei rapporti con la Russia a prescindere dal rispetto degli accordi di Minsk, che impongono a Mosca di ritirare truppe e armi e di permettere a Kiev di riprendere il controllo della frontiera. Ma è vero – ha riconosciuto un diplomatico al Wsj – che sulla crisi ucraina Tusk si vede come un contrappeso a Mogherini, visto che il riflesso dell’ex ministro degli Esteri italiano è di ricercare il dialogo, mentre l’istinto dell’ex premier polacco è di ricordare a Mosca le conseguenze delle sue azioni. Tuttavia non è solo una questione di carattere. Gli interessi delle rispettive capitali e le posizioni dei loro grandi elettori sono all’origine dell’imbroglio Tusk-Mogherini.

 

Tusk raramente si muove senza aver prima consultato la cancelliera tedesca, Angela Merkel, che lo aveva convinto ad assumere il ruolo di presidente del Consiglio europeo. Mogherini invece ha orecchio soprattutto per i consigli del ministro degli Esteri tedesco, Frank-Walter Steinmeier, che le fa da mentore da quando è arrivata sul palcoscenico della diplomazia internazionale. La scorsa settimana a Davos, Merkel aveva accusato la Russia di aver violato le fondamenta della “nostra coesistenza pacifica, in particolare la protezione delle frontiere e l’integrità territoriale”. Di fronte all’attacco a Mariupol’, Steinmeier ha chiesto che “gli sforzi per la de-escalation” continuino perché “non tutto è perduto”. La cancelliera cristiano-democratica, malgrado le decine di ore trascorse a dialogare con Putin sull’Ucraina, si è convinta che il presidente russo non è affidabile e che l’Europa deve reagire. Il suo ministro degli Esteri socialdemocratico, oltre a difendere gli interessi economici della Russia, s’iscrive in continuità con la diplomazia dell’ex cancelliere Gerhard Schröder che aveva fatto di Putin il suo principale partner internazionale ricevendo in cambio la presidenza di una sussidiaria di Gazprom. Nei Vertici dei capi di stato e di governo Merkel spinge per le sanzioni. Nelle riunioni dei ministri degli Esteri Steinmeier cerca di disfare le sanzioni.

 

[**Video_box_2**]La cacofonia di Berlino sulla Russia aveva spinto Mogherini a tentare il “paper” della distensione. Ma di fronte alla dura reazione dell’Europarlamento e dei ministri degli Esteri, l’Alto rappresentante è diligentemente rientrata nei ranghi, annunciando che “non c’è alcuna normalizzazione, non c’è un ritorno al business as usual”. Secondo Kadri Liik dell’European Council on Foreign Relations, il documento di Mogherini rivela un “problema più preoccupante: tradisce una profonda mancanza di comprensione di quali siano i fattori che guidano la politica estera della Russia”. L’Ue guarda a Putin come a un interlocutore mosso da interessi razionali, mentre Putin contesta le regole del gioco occidentali e vuole ritornare a essere una grande potenza con una sfera di influenza alle sue frontiere.

 

Secondo Liik, servirebbe “una strategia di lungo periodo per proteggere ciò che rimane dell’ordine europeo”. Ma sulla Russia nell’Ue prevale il disordine. La Francia, il cui presidente François Hollande ha assunto toni sempre più amichevoli nei confronti di Putin, sta cercando una soluzione per vendere i Mistral e un accordo bilaterale per porre fine all’embargo sulla carne imposto dalla Russia. Il nuovo premier greco, Alexis Tsipras, ha fatto sapere di non aver firmato la dichiarazione sulle nuove sanzioni contro Mosca e ha accusato Tusk di non aver seguito le procedure corrette. “La procedura scritta è stata chiusa alle cinque di pomeriggio di lunedì”, rispondono dal Consiglio europeo. Cioè poco dopo il giuramento di Tsipras. “Nessuno ha obiettato”.