Alexis Tsipras (foto LaPresse)

Voi schiavi, io Tsipras

Maurizio Crippa

La scommessa riuscita a nessuno di passare dal ribellismo al governo. Alexis Tsipras non è Spartacus, per gladiatorio che sia. La sua, quella di Syriza, è una scommessa politica e non sangue & arena.

Dopo un tre quarti d’ora di film Lawrence Olivier, affacciato dalla sua fantastica penthouse sul Tevere, spiega Il Sistema. Lo spiega a un Tony Curtis schiavo, giovane, glabro e improbabile nel gonnellino: Roma è tutto, gli dice, non c’è nulla fuori di lei. Dalle tutto, fatti suo schiavo, e tutto avrai. E’ il Sistema, ed è eterno. Poi si volta, geniale controcampo, e lo smisurato attico sui Fori è vuoto. Tony sè n’è iuto, a combattere schiavo ribelle con Spartacus. Finiranno crocefissi, come pure ammazzati finiranno gli spartachisti di Weimar, anni dopo. Archetipi di ogni fallito movimento antagonista passato, presente e futuro.

 

Da Roma ad Atene. Alexis Tsipras non è Spartacus, per gladiatorio che sia. La sua, quella di Syriza, è una scommessa politica e non sangue & arena. Se l’azzeccasse, non solo in termini di vittoria elettorale ma di che farsene poi, sarebbe un teorema finalmente risolto: la capacità di passare dalla rivolta degli (euro)schiavi, i greci sotto il tallone della Troika, a una proposta di governo politico e dell’economia che, pur restando d’opposizione, prova a contendere il potere d’azione al Sistema, invece di sognare invano di stenderlo. Certo, Tsipras ieri ha detto: “Syriza non rispetterà accordi dei predecessori”. Ma da Wolfgang Münchau su Ft (farebbe bene una sinistra radicale in Europa) alla prima pagina del Corriere che ha scritto “con Alexis Tsipras si tratterà, anzi probabilmente si sta già trattando”, molti strateghi e strologhi hanno fiutato che il risultato può essere nuovo. Sarebbe un caso di scuola, un unicum quasi.

 

[**Video_box_2**]Back to Roma. Oggi non s’ammazzano più gli spartachisti, basta una disonorevole risata per seppellirli nel loro nulla velleitario. Com’è già capitato ai gagà intellò della defunta Tsipras all’italiana. O l’altermondialismo bertinottiano, che mandò a friggere due governi di sinistra, e a stendere un’intera imbarcata di bandiere arcobaleno. E peggio va se dal ribellismo del ceto medio riflessivo si passa al ribellismo del ceto medio-basso e viene fuori Grillo, e lo straccionismo no euro. Del resto è andata sempre così, in Europa, anche nei casi in cui sembrava potesse andare bene. In Islanda, dopo la grande crisi finanziaria il Left Green Movement arrivò perfino al governo nel 2009 sull’onda di un furibondo bring back our money. Durò poco. Podemos in Spagna corre, ma la pista è ancora lunga e in salita. Quelli di prima, a Plaza del Sol, furono tanto mediatici quanto irrilevanti per spostare il benché minimo equilibrio politico. Lontano dall’Europa, a qualche sinistra radicale il passaggio al realismo di governo è riuscito, a Lula in Brasile o all’Anc di Mandela o ai Grünen, strappati dalle barricate e traghettati alla socialdemocrazia.

 

Ritorno a Roma. Il motivo del fallimento, sempre quello, è invece la radicalizzazione antisistema e senza sbocco. Senza realismo, spiegano che il Sistema è tutto, e marcio. Poi si girano, nei loro attici sul Tevere, nelle loro sezioni che non saranno espugnate. E dietro se ne sono già andati tutti. Forse pure con Tsipras, quello vero.

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  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"