Bernardino Luini, Martirio di San Maurizio. Chiesa di San Maurizio Maggiore, Milano

Felicità è un coniglio non mannaro

Maurizio Crippa

Non so perché mia mamma volesse a tutti i costi un figlio da chiamare Maurizio, ma lo voleva proprio. Così sono arrivato quarto, fuori zona medaglie, e quando penso di esserci forse pure per l’impuntatura di un desiderio leggero, mi prende una gran felicità, un buonumore come un giorno di rondini.

Non so perché mia mamma volesse a tutti i costi un figlio da chiamare Maurizio, ma lo voleva proprio. Così sono arrivato quarto, fuori zona medaglie, e quando penso di esserci forse pure per l’impuntatura di un desiderio leggero, mi prende una gran felicità, un buonumore come un giorno di rondini. Che poi, chissà perché. Escludo, sull’onore di mia mamma (parte un pugno), che fosse per Maurizio Arena. Pollini aveva appena vinto il Varsavia, ma mio papà è sempre stato del partito di Benedetti Michelangeli (Arturo: bah). Merleau-Ponty, fuori orizzonte. Il coniglio che mi è sempre stato più simpatico, dopo Bunny, è il Coniglio Mannaro, geniale ossimoro d’antan, di quelli che per un mistero onomastico materializzano un’intera condizione umana. Ma non c’è nulla di mannaro in chi i figli li fa a raffica, la mannaritudine appartiene al cielo imbronciato degli arcigni, ché per andare oltre il quarto posto bisogna essere follemente innamorati di un nome.

 

I compulsivi battitusti hanno messo in trappola Graziano Delrio (quota nove), di pelo bianco come quanto in oggetto. A una domanda scema rispose come un Karl Popper: “Non ci siamo mai seduti e detti: vogliamo tanti bambini. Siamo semplicemente stati aperti alla possibilità che i figli arrivassero”. Ho nove figli perché sono realista: lo vorrei al Quirinale soltanto per questo. Penso che non ce l’avesse con quelli come lui, Francesco. Però penso che con qualcuno ce l’avesse sì (gaffeur non è), e non avesse torto. Ma con chi, non lo dico.

 

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  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"