Il presidente della Bce Mario Draghi (foto LaPresse)

La regola tedesca e i trattati sotto schiaffo

Redazione

Draghi, il pericoloso compromesso sul Qe e le parole di un banchiere. La dichiarazione di ieri di Wolfgang Schäuble, ministro delle Finanze tedesco, “la Germania rispetta l’indipendenza della Banca centrale europea e ne accetta le decisioni” è solo apparentemente conciliante.

La dichiarazione di ieri di Wolfgang Schäuble, ministro delle Finanze tedesco, “la Germania rispetta l’indipendenza della Banca centrale europea e ne accetta le decisioni” è solo apparentemente conciliante. Soprattutto, è platealmente contraddetta da quella di un altro personaggio di spessore, Athanasios Orphanides, ex membro del board Bce come banchiere centrale di Cipro, ex Fed ed ex Mit. Al Financial Times, ieri ha dichiarato che la versione voluta dai tedeschi dell’attuazione del Quantitative easing che Bce intende varare domani, è “inconsistente” e soprattutto “viola i trattati europei”. E che il cambio di regole per consentire la ripartizione dei rischi ne “danneggia” le possibilità di riuscita. Giudizio non di poco conto. Nonostante le cortesie di Schäuble, la Germania insiste nella linea espressa da una raffica di interventi recenti della politica di Berlino tesi a ridimensionare il Qe. Tentativi culminati in un incontro fra Mario Draghi, Angela Merkel e lo stesso Schäuble. Anche la cancelliera da una parte difende l’autonomia dell’Eurotower, ma dall’altra cerca in ogni modo di minarla con un compromesso al ribasso, negando che vi sia bisogno di liquidità in Europa e che esista un pericolo deflazione.

 

La difesa dei propri interessi è ovvia in politica: anche Mario Monti nel 2012 pose il veto sul bilancio europeo se non fosse passato lo scudo anti spread, poi mai attivato. Tra questo e il lobbying attuale però ce ne corre. Draghi ha fatto il suo lavoro rivolgendosi all’opinione pubblica tedesca, sia perché costretto dalla campagna della Bundesbank sia per difendere le buone ragioni non sue, ma dell’istituto che rappresenta. La Germania continua a volere i dogmi, ma applicati fuori dai propri confini: compresa l’indipendenza della Bce, già sotto il tiro costante della Corte di Karlsruhe. Che accadrebbe se Draghi venisse a consultarsi con Renzi e fosse chiamato in giudizio dalla nostra e da altre corti costituzionali? O se Janet Yellen concordasse alla Casa Bianca l’azione della Federal Reserve? Rispetto alle altre Banche centrali la Bce è già priva della facoltà di stampare moneta: il Qe risponde al mandato di riportare l’inflazione vicina al 2 per cento. O valgono soltanto le regole tedesche?

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