Alcuni ribelli Houthi sorvegliano le strade della capitale yemenita Sanaa (foto LaPresse)

Yemen, i ribelli Houthi fanno irruzione nel palazzo presidenziale

Redazione

Lo riferiscono testimoni oculari. Violato il cessate il fuoco siglato ieri con il governo. Il ministro della Difesa sfugge a un agguato. Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite è stato convocato d'urgenza.

I miliziani sciiti Houthi hanno fatto irruzione all'interno del palazzo presidenziale di Sanaa, capitale dello Yemen, secondo quanto riferito testimoni oculari. I ribelli hanno aperto il fuoco contro gli uomini della guardia repubblicana che difendeva il palazzo che, stando a quanto riferito dal ministro dell'Informazione, Nadia al Saqqaf, resta sotto un intenso bombardamento da parte degli Houthi. Il cessate il fuoco siglato ieri tra i ribelli e il governo sembra di fatto cancellato. Secondo quanto riferisce l'inviato dell'emittente televisiva al Arabiya, i ribelli sciiti hanno preso il controllo delle entrate del palazzo presidenziale, al cui interno era in corso una riunione tra il capo di stato e il premier Khaled Bahah. Si sono registrati scontri anche vicino l'abitazione del presidente Abde Rabbo Mansur Hadi che secondo alcuni fonti citate da al Arabiya "sta bene". Il ministro della Difesa yemenita, Mahmoud Ahme Salem al Sabihi, è sfuggito oggi a un agguato mentre usciva dall'abitazione del presidente Hadi mentre il generale della terza brigata, Saleh al Jaimlani, è stato arrestato dai ribelli. Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite è stato convocato d'urgenza per una prima valutazione dell'escalation in Yemen. Il segretario generale dell'Onu Ban Ki-moon ha espresso "grave preoccupazione" per la situazione nello Yemen e ha lanciato un appello affinché sia ristabilita l'autorità delle legittime istituzioni di governo.

 

Complotto internazionale

 

In serata, il leader dei miliziani Houthi, Abdelmalek al Houthi, ha pronunciato un discorso alla nazione ricordando l'insulto al Profeta Maometto da parte dei francesi riferendosi a Charlie Hebdo. Si tratta - ha detto - di parte di una "cospirazione internazionale" che comprende anche la minaccia continua al paese da parte di al Qaida nella penisola arabica (Aqap), "creata dagli stranieri per destabilizzare lo Yemen". Il presidente non ha voluto dialogare con gli Houthi né, ha accusato il leader dei ribelli, ha voluto "implementare le misure che la Conferenza per il dialogo nazionale aveva previsto, soprattutto quelle anti-corruzione. Fortunatamente il popolo non è rimasto a guardare e si è ribellato contro queste corde che immobilizzano il paese. Dopo la rivoluzione del 21 settembre", ha continuato al Houthi, "abbiamo una seconda possibilità".

 

Lunedì l'escalation degli scontri

 

Lunedì, le milizie degli Houthi avevano preso possesso della sede dell'agenzia di stampa Saba e della televisione di stato. Ad essere attaccato era stato anche un convoglio che trasportava il primo ministro Bahah. Il ministro dell'Informazione, Nadia Sakkaf, aveva detto che nel paese si stava compiendo "un primo passo verso un colpo di stato". Dopo ore di tensione, il ministro dell'Interno e i rappresentanti dei ribelli hanno trovato un'intesa per un cessate il fuoco.

 

In Yemen è in corso da tempo uno scambio di accuse reciproche tra governo e ribelli per la mancata implementazione della risoluzione delle Nazioni unite che tracciava una roadmap per la formazione di un governo di unità nazionale e per l'approvazione delle riforme costituzionali. Lo scorso settembre i ribelli avevano costretto il gabinetto alle dimissioni e avevano conquistato buona parte della capitale. Il progetto di riforma di Hadi prevede la divisione del paese in sei stati federali: un'ipotesi non gradita ai ribelli che invece vorrebbero una divisione tra nord (sciita) e sud (sunnita). Gli Houthi chiedono inoltre che le proprie milizie vengano integrate nell'esercito nazionale, un'opzione che il presidente Hadi non intende prendere in considerazione. Sabato scorso, gli Houthi avevano rapito uno dei leader governativi e tra i principali artefici della riforma costituzionale.

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