Combattenti sciiti degli Houthi cantano slogan contro il governo fuori dal palazzo presidenziale di Sanaa (foto LaPresse)

Scontri a Sanaa tra l'esercito e i ribelli. Cresce il timore di un colpo di stato in Yemen

Redazione

Battaglia nella capitale nonostante un'intesa appena raggiunta per un cessate il fuoco tra il governo e gli sciiti Houthi. Nel pomeriggio siglata una nuova fragile tregua.

Il ministro dell'Informazione dello Yemen, Nadia Sakkaf, ha detto che oggi nel paese si sta compiendo "un primo passo verso un colpo di stato". Scontri a fuoco hanno avuto luogo nella capitale Sanaa, dove i ribelli Houthi, appartenenti alla setta sciita degli Zaidi, hanno cominciato a sparare contro l'esercito. Poco prima, il presidente Abel Rabbo Mansour Hadi e i rappresentanti degli Houthi avevano raggiunto un accordo per un cessate il fuoco. Un'intesa annullata quasi subito con attacchi ai checkpoint dell'esercito e ai principali edifici istituzionali della capitale lanciati, secondo testimoni, dai ribelli Houthi. Gli scontri hanno interessato anche l'area circostante il palazzo presidenziale di Sanaa e lo stesso presidente è stato portato in un luogo sicuro e segreto. Le milizie degli Houthi, che tramite l'emittente privata al Maseera hanno a loro volta accusato di essere stati attaccati dall'esercito, hanno preso possesso anche della sede dell'agenzia di stampa Saba e della televisione di stato. Ad essere attaccato è stato anche un convoglio che trasportava il primo ministro, Khaled Bahah, le cui condizioni di salute sono al momento sconosciute. Secondo diversi account Twitter di attivisti residenti a Sanaa ci sarebbero molti corpi senza vita per le strade della città con alte colonne di fumo date dagli intensi combattimenti.


Alcune foto che mostrano il rapido dispiegamento dell'esercito yemenita a Sanaa in queste ore (fonte: Twitter)


Nel pomeriggio, secondo quanto riferito dall'agenzia France Press, il ministro dell'Interno e i rappresentanti dei ribelli hanno trovato un'intesa per un nuovo cessate il fuoco con inizio alle 16.30 locali. Secondo l'accordo, gli uomini dell'esercito saranno autorizzati a pattugliare le strade della città per verificare il rispetto della tregua. Alcuni residenti riferiscono sui social network che i combattimenti in certe zone della città sono ancora in corso mentre in altre la situazione sembra essere più calma.

 

La nuova escalation potrebbe prefigurare la fine definitiva di ogni tentativo di dialogo tra il governo e i ribelli che si oppongono al progetto di riforma costituzionale proposto dal presidente Hadi. In Yemen è in corso da tempo uno scambio di accuse reciproche tra governo e ribelli per la mancata implementazione della risoluzione delle Nazioni unite che tracciava una roadmap per la formazione di un governo di unità nazionale e per l'approvazione delle riforme costituzionali. Lo scorso settembre i ribelli avevano costretto il gabinetto alle dimissioni e avevano conquistato buona parte della capitale. Il progetto di riforma di Hadi prevede la divisione del paese in sei stati federali: un'ipotesi non gradita ai ribelli che invece vorrebbero una divisione tra nord (sciita) e sud (sunnita). Gli Houthi chiedono inoltre che le proprie milizie vengano integrate nell'esercito nazionale, un'opzione che il presidente Hadi non intende prendere in considerazione. Sabato scorso, gli Houthi avevano rapito uno dei leader governativi e tra i principali artefici della riforma costituzionale.

 

[**Video_box_2**]Si sospetta che gli Houthi siano sostenuti dall'ex presidente Ali Abdullah Saleh, deposto dopo lo scoppio delle primavere arabe e il cui nome è stato inscritto dalle Nazioni unite in una lista di soggetti sottoposti a sanzioni con l'accusa di destabilizzare il paese.

 

Le distanze tra i ribelli e il governo sono ancora più evidenti sul fronte della guerra al terrorismo. Gli Houthi da anni combattono proprio contro i gruppi jihadisti e accusano il governo di sostene e finanziar i terroristi di al Qaida nel penisola arabica (Aqap), la stessa che la settimana ha rivendicato gli attacchi di Parigi alla redazione di Charlie Hebdo.

Di più su questi argomenti: