La moschea del parco del Cinquantenario a Bruxelles

Ora la lotta armata islamista revoca “l'immunità” al Belgio

David Carretta

A Verviers finisce il patto col diavolo che faceva di Bruxelles un porto sicuro per gli estremisti. Arresti in Francia e Germania.

Bruxelles. Il Belgio ieri si è svegliato accorgendosi che nessuno è immune dalla minaccia jihadista. Il patto implicito tra le autorità belghe e l’islamismo estremista, che aveva reso il paese una delle principali basi del terrorismo europeo, è finito. L’assalto a Verviers, le perquisizioni a Bruxelles e dintorni e l’inchiesta condotta dalla polizia federale hanno mostrato che, per la prima volta, i jihadisti erano pronti a colpire il Belgio. Non la comunità ebraica, come il 24 maggio 2014 con la strage del museo ebraico di Bruxelles. Non la Nato, come il 13 settembre 2001 con l’arresto di un tunisino legato ad al Qaida, Nizar Trabelsi, perché preparava un attentato suicida contro una base con missili nucleari. L’obiettivo della cellula smantellata giovedì erano le autorità del paese: la polizia e il Palazzo di giustizia di Bruxelles. Alcuni media hanno evocato il rapimento e la decapitazione di un alto responsabile. L’attacco era “imminente” e di “ampia portata”, secondo la procura federale. Oltre ai due presunti jihadisti uccisi a Verviers, 15 persone sono state fermate, di cui 2 in Francia (secondo alcune fonti mentre cercavano di fuggire in Italia). Alcuni erano rientrati dalla Siria. Il livello di allerta nel paese è stato portato a 3 su una scala di 4. Il governo di centrodestra ha annunciato un Patriot act per ampliare i reati di terrorismo, le possibilità di ritirare nazionalità o passaporti, e strumenti per controllare internet. L’esercito potrebbe intervenire. All’Unione europea, il Belgio ha chiesto un vertice “formale” in febbraio per prendere decisioni che valgano per i Ventotto. L’emergenza è continentale. In Francia 12 persone che avrebbero fornito sostegno logistico a Amedy Coulibaly sono state fermate. In Germania cè stata una serie di perquisizioni contro “un gruppo di estremisti che comprende cittadini turchi o russi originari della Cecenia o del Daghestan”.

 

Il patto del Belgio con il diavolo islamista ha assunto diverse forme nel corso degli anni, ma si è fondato su un grande scambio: quieto vivere delle cellule terroriste contro quieto vivere del paese. Jihadisti di diverse organizzazioni – da al Qaida allo Stato islamico – hanno usato il Belgio come retrobase per i periodi di stand-by e come piattaforma di transito per uomini e armi. I fratelli Kouachi e Coulibaly si erano riforniti in Belgio per le armi usate negli attacchi di Parigi. L’organizzazione Sharia4Belgium, con base ad Anversa, è una delle reti di reclutamento più attive per aspiranti jihadisti in Siria: 46 membri del gruppo, che reclama l’instaurazione di uno Stato islamico in Belgio, sono sotto processo per terrorismo. Il verdetto del tribunale di Anversa è atteso tra un mese. Il numero di “foreign fighters” belgi è il più alto d’Europa per numero di abitanti: circa 300 combattenti in Siria, ma le cifre reali potrebbero essere molto più alte. L’esportazione di terroristi è un fenomeno antico. Gli autori dell’attentato contro il comandante Massud in Afghanistan, due giorni prima dell’11 settembre, erano due belgi di origine marocchina.

 

[**Video_box_2**]Il multiculturalismo istituzionalizzato e la complicità di parte della classe politica hanno permesso all’islam politico più estremista di fiorire. Il partito “Islam” ha eletto due consiglieri comunali alle ultime elezioni locali. I socialisti e gli ex cristiano-democratici francofoni hanno cercato di sfruttare elettoralmente l’onda demografica, riempiendo le liste di candidati della comunità musulmana e moltiplicando i benefici sociali e le concessioni identitarie a loro favore. Nelle ore successive all’attacco al Museo ebraico, avvenuto nel giorno delle elezioni politiche ed europee, il governo del socialista Elio di Rupo aveva evitato fino alla chiusura delle urne di diffondere l’identikit di Mehdi Nemmouche. Con un nuovo governo di destra, dopo le operazioni di giovedì, per il Belgio sembra chiudersi la stagione della compiacenza e se ne apre una carica di rischi. Almeno, con il blitz preventivo a Verviers, i servizi antiterrorismo belgi si sono dimostrati più efficaci di quelli francesi.

 

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