Papa Francesco (foto LaPresse)

E' Francesco, non è una gaffe

Giuliano Ferrara

C’è un video in aereo verso le Filippine in cui Papa Francesco, a domanda su Parigi, esclude la legittimità della violenza, e questa è la ovvia premessa. Poi però afferma che di fronte alla blasfemia, all’irrisione o all’insulto verso la religione, tutte le religioni, la violenza te la devi aspettare. Se la sono andata a cercare, dunque, i libertini di Charlie Hebdo.

C’è un video in aereo verso le Filippine in cui Papa Francesco, a domanda su Parigi, esclude la legittimità della violenza, e questa è la ovvia premessa, ovvia perfino nel suo sguardo blando, ma poi con accento retorico tremendamente chiaro e segnaletica facciale perfettamente intonata afferma che di fronte alla blasfemia, all’irrisione o all’insulto verso la religione, tutte le religioni, la violenza te la devi aspettare. Se la sono andata a cercare, dunque, i libertini di Charlie Hebdo. Sono convinto che il Papa ha pregato sinceramente per le anime delle vittime della sparatoria o massacro di Parigi, libertini ebrei e poliziotti compresi; sono sicuro che la sua misericordia abbraccia anche le anime dei combattenti islamici che hanno realizzato la legge islamica sulla blasfemia; non ho alcun dubbio sulla capacità di questo Papa gesuita, intelligente e scaltro, di distinguere tra la illiceità spirituale di una vignetta, o anche solo il suo cattivo gusto e il suo scarso tatto umano, e la condanna a morte che la cancella per sempre o il suo status di reato; credo che un pastore che ha ispirato il suo apostolato alla misericordia, che crede nella tenerezza come balsamo universale, possa dire che una risposta violenta a una bestemmia o a un’irrisione si merita un pugno, detto alla lettera e con contorno di risate giornalistiche e prelatizie nell’aereo papale, solo per sottolineare il suo disgusto umano, troppo umano, per l’offesa a Dio.

 

Detto questo, mi domando. Perché il Papa ha parlato in modo da essere identificabile come il tutore dell’autodifesa della dignità delle religioni invece che come il custode della sacralità della vita umana e del diritto alla libertà d’espressione? C’erano già stati equivoci in merito anche al tempo di san Giovanni Paolo II, all’epoca della fatwa contro Salman Rushdie, e forse non sono possibili posizioni univoche dentro la chiesa cattolica, dentro qualsiasi chiesa. Il fantasma di Voltaire e della sua irrisione delle religioni, dai maomettani ai papisti agli ebrei, il fantasma di un Charlie del Settecento, è ancora troppo vivo, nonostante si faccia finta di averne cancellato anche il ricordo con il Concilio ecumenico vaticano II.

 

[**Video_box_2**]Sta di fatto che la piazza araba militante, gli imam che predicano nelle moschee e riluttano a un rigorosa condanna della decimazione con fucile a pompa di redazioni di giornale e negozi ebraici, da ieri si sentono meno isolati, meglio protetti dalla convergenza con il Papa di Roma. Non credo sia una gaffe, modalità a parte, ché il magistero posta aerea è effettivamente un po’ troppo colloquiale per valere erga omnes. Non ha perso la brocca, il Papa, il che sarebbe umano, possibile, riparabile. C’è dell’altro. C’è la convinzione, comune al Papa e a molta cultura irenista occidentale, che si debba convivere con l’orrore, che il distacco concettuale e spirituale dell’islam dalle pratiche violente del jihad è una conquista che spetta eventualmente all’islam di realizzare, che non esiste alternativa alla sottomissione o all’abbandono al dialogo inter-religioso. Per quanto si voglia essere Papa del secolo e nel secolo, per quanti omaggi si facciano, anche per i creduloni, alla libertà piena di coscienza come fondamento della fede, della possibilità della fede, alla fine quel che conta è non perdere il contatto con l’universo islamico, e la chiesa sa bene, ben più e meglio di altri, che il nemico violento non è il terrorismo ma l’idea coranica radicalizzata di cui il terrorismo è il frutto. Anche gli anglosassoni, in America e in Inghilterra con particolare fervore, rifiutano di dire la verità, e si attengono a una solidarietà piena di riserve con la Francia sotto attacco, con i vignettisti messi sottoterra, con gli ebrei sepolti nella terra promessa visto il tradimento della loro patria. In seguito alle minacce, e dopo il loro inveramento, le vignette blasfeme sono diventate per i laici nel mondo europeo un recinto sacro, una bandiera dietro cui marciare, financo con i cretini multiculturali. Per l’establishment secolare che conta, invece, i libertini si comportarono da stupidi, secondo la prima lectio, quella autorevole, del Financial Times. E sia. Ma parole e gesti del Papa, le risate risuonate nella carlinga del suo aereo, la metafora del pugno risanatore che colpisce e ripara l’offesa alla dignità, la declamazione tra pause teatrali del concetto “è normale, è normale”, tutto questo non è gaffe. E’ di più e peggio. 

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  • Giuliano Ferrara Fondatore
  • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.