Manifesti elettorali in Sri Lanka

L'angelo sconosciuto dello Sri Lanka

Redazione

Quando nel novembre scorso Mahinda Rajapaksa, allora presidente dello Sri Lanka, indisse elezioni anticipate, era sicuro di vincerle. A sorpresa invece  vince le elezioni Sirisana, e tutto cambia con la Cina.

Quando nel novembre scorso Mahinda Rajapaksa, allora presidente dello Sri Lanka, indisse elezioni anticipate, era sicuro di vincerle. Un decennio al potere, un sistema interno adattato ai propri interessi, l’elogio internazionale per la chiusura della guerra con le Tigri tamil: chi poteva fermarlo? Non certo il suo ex ministro della Sanità, quel Maithripala Sirisena che nessuno conosceva, che poteva giocare soltanto la carta dell’outsider, in modo nemmeno troppo ambizioso.

 

[**Video_box_2**]E invece, Sirisena è da ieri il presidente dello Sri Lanka, ha vinto le elezioni invincibili, con un margine che non ha lasciato a Rajapaksa nemmeno un margine di borbottio, e non ci sono state nemmeno tutte quelle violenze che i commentatori prevedevano. La sua vittoria determina la fine di una dinastia, ché Rajapaksa aveva piazzato tre suoi fratelli in posizioni molto importanti e trattava il figlio ventottenne come un erede al trono. Ma quel che conta, all’interno del paese, è soprattutto la strategia di Sirisena nei confronti della minoranza tamil, che l’ha votato soltanto per punire Rajapaksa per la repressione sanguinosa che ha preceduto la pace firmata con le Tigri nel 2009: l’ex presidente non ha accettato un’inchiesta dell’Onu, ha adottato metodi sempre più autoritari e si è progressivamente avvicinato alla Cina, che ha inserito nel 2013 lo Sri Lanka nella “via della seta marittima del 21esimo secolo” e ha pagato la costruzione del nuovo porto di Colombo. Sirisena vuole integrare la minoranza tamil (che l’ha votato in massa) e costruire una relazione solida con tutte le “principali nazioni dell’Asia”, India, Pakistan, Giappone e Cina. E per Pechino questo è un passo indietro.

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