Il deputato grillino Alessandro Di Battista (foto LaPresse)

Sul 'salva Cav' nuove scintille in Aula tra M5s e Pd

Redazione

"Palazzo Chigi è come un rione in mano alla camorra", dice Di Battista a Montecitorio. I dem rispondono: "Sei in malafede".

L'eco della 'soluzione 3 per cento' si fa sentire anche in una Montecitorio praticamente deserta, nel corso della miniseduta convocata per 'incardinare' il Milleproroghe ma che consegna agli atti anche una commemorazione di Pino Daniele (da parte dell'azzurro Simone Baldelli) e un'evocazione di tutt'altro segno della sua Napoli. Quella usata da Alessandro Di Battista per accostare palazzo Chigi a "uno di quei rioni in mano alla camorra dove nessuno sa nulla all'inizio e poi, alla fine, qualcuno parla per proteggere qualcun altro". Un riferimento trasparente quanto urticante alla polemica sulla norma delle delega fiscale sospetta di favorire Berlusconi, espunta dal testo e oggetto di un mini giallo prima della messa a punto da parte dello stesso Matteo Renzi.

 

Ecco allora il deputato M5s prendere la parola per dire che "Renzi ha appena ammesso di averla fatta inserire lui l'oscena norma salva Berlusconi" e accusare: "Sta proteggendo qualcuno. E chi sta proteggendo è Verdini". "E' lui che ha fatto inserire la norma", insiste nonostante il richiamo del presidente di turno, il 'grillino' Luigi Di Maio, proprio per quell'evocazione iniziale della camorra. "In Forza Italia e nel centrodestra molti lo odiano. Il curriculum di Verdini è indecoroso anche per loro - continua Di Battista - E' Berlusconi che governa, non Renzi, e Berlusconi chiede risultati a Verdini. Siamo nel 2015 ci auguriamo ultimo anno in cui ci tocca denunciare queste schifezze in Aula", conclude osservando: "E pensare che c'era gente che ci chiedeva di fare accordi con questi...".

 

"Questi", cioè il Pd, però non stanno a guardare ed è immediata la replica di Walter Verini: "Non siamo abituati, in questo paese, ad assumerci le responsabilità. Da presidente del Consiglio e leader Renzi dice 'se qualcuno individua ricadute negative nel decreto allora fermiamoci'". Il decreto, prosegue Verini, "è stato fatto certamente per combattere l'evasione e non per favorire qualcuno e credo che sia malafede se si insiste su questo punto. Altra cosa è discutere sul merito del decreto. Le commissioni avranno tutte le possibilità" di farlo, ma mettere in discussione che il governo voglia "introdurre norme per fare un favore a qualcuno è malafede", mentre "ammettere di aver fatto errori è segno di forza".

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