José Mourinho pensa con chi prendersela uscendo dal campo del White Hart Lane (foto AP)

Lo stile di Mourinho nel gridare al complotto

Jack O'Malley

C’è modo e modo di gridare al complotto. Il rischio il più delle volte è quello di risultare meno credibili di Tuttosport sulle notizie di calciomercato. Mourinho, a cui il romanista medio fa una pippa, può permettersi di dire certe cose, persino sostenere che c’è un disegno per impedire al suo Chelsea di vincere la Premier League.

Londra. C’è modo e modo di gridare al complotto. Il rischio il più delle volte è quello di risultare meno credibili di Tuttosport sulle notizie di calciomercato. Mourinho, a cui il romanista medio fa una pippa, può permettersi di dire certe cose, persino sostenere che c’è un disegno per impedire al suo Chelsea di vincere la Premier League. E’ l’unico modo per resistere a certe stronzate come l’utilizzo delle statistiche storiche per prevedere come andranno le cose. Non ho nulla contro un uso parsimonioso e furbo di numeri e ricorrenze, ma permettetemi di osservare che alcune statistiche nel calcio hanno la stessa utilità di un veglione di Capodanno con Pino Daniele e Nino Frassica: convincono chi crede che le cose siano sempre uguali e che continueranno così in eterno. Probabilmente José Mourinho se ne frega del fatto che le sette volte in cui a fine dicembre era primo in classifica con la sua squadra a fine stagione ha vinto il campionato.

 

Lo Special One era primo da solo fino a ieri in quel paradiso calcistico che è la Premier League con il suo Chelsea, ma sentiva il fiato degli altri sulle chiappe – o il rumore dei nemici, come dice lui – e allora ha fatto la cosa che sa fare meglio dopo allenare, vincere e un altro paio che qua non si possono scrivere: attaccare, con calcolata intelligenza. Calcolata per i suoi, poiché degli altri a Mou frega poco. E’ ai suoi che il Filosofo di Setúbal si rivolge, sempre. Lo scorso anno lo fece prima di Liverpool-Chelsea, quando ai Reds serviva la vittoria per festeggiare virtualmente il titolo dopo anni di coiti interrotti. Non aveva nessuna intenzione di fare numero al party degli altri. I Blues – ormai fuori dalla corsa per la Premier League – erano carichi come il Tube nell’ora di punta, e a Liverpool ricordano ancora con orrore quel pomeriggio. In quel periodo in effetti tutto diceva Liverpool, e non c’era sito, tv o quotidiano che non raccontasse commosso come una vittoria finale dei Reds sarebbe stata un adeguato tributo alla storia e alla retorica. Così non fu, e la colpa – o il merito, fate voi – è in gran parte di Mourinho. Ora lo Special One ha capito che a tanti piacerebbe che una delle due squadre di Manchester facesse un recupero di quelli fighi, che fanno battere i cuori e aumentare le copie vendute, ma il manager del Chelsea non ne vuole sapere.

 

[**Video_box_2**]Il problema è che ieri ha preso mazzate nel derby con il Tottenham, perdendo la partita 5-3, la vetta solitaria della classifica e i nervi (anche se è dura dare tutta la colpa all’arbitro). Nelle altre partite di Premier League lo United ha pareggiato con lo Stoke giocando con la stessa verve che mette Ezio Mauro nei video delle riunioni di redazione di Repubblica, mentre il City ha giocato una partita divertente assai con il Sunderland in casa. Passati in vantaggio per 2-0, i Citizens sono stati raggiunti sul 2-2. E’ probabile che qualcuno abbia riferito a Mourinho il boato del pubblico di casa all’ingresso in campo di Frank Lampard, uno che al Chelsea ha scritto la storia fino a pochi mesi fa: l’ex capitano dei Blues aveva deciso di pensionarsi nelle colonie americane insieme a giocatori finti, finiti e a un discreto numero di bolsi europei. Prima di farlo ha scelto di mantenersi in forma facendo la riserva nel Manchester City. Peccato che ci abbia preso gusto (segnando pure al Chelsea) e qualche giorno fa si sia deciso a prolungare il contratto. Così ieri ha messo in rete il primo pallone toccato, portando i celesti di Manchester sul 3-2 definitivo. Tre punti e aggancio in vetta al Chelsea. Come se non bastasse la mazzata sul campo, ieri l’ex allenatore di Inter e Real Madrid ha dovuto anche leggere che sarebbe pronto a offrire 40 milioni per Icardi (un sacrificio umano no?). Mou per ora tende a fottersene anche del redivivo Lampard, si tiene stretto il suo scimmione preferito, quel Diego Costa che segna con la stessa costanza con cui il Fatto pubblica intercettazioni inutili.

 

Ma Mourinho la Premier League con il Chelsea l’ha già vinta, e non piangerebbe troppo se – complotto o meno – a fine stagione non fosse lui in testa. E’ la Champions League che vuole alzare, anche perché ancora non ha buttato giù il fatto che i Blues l’abbiano già vinta con un altro manager. La sorpresa in finale potrebbe essere la squadra fighetta di Londra. Qui siamo pronti a pagare da bere a tutti.

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