Barack Obama e Papa Francesco (foto LaPresse)

Mediazione vaticana tra Cuba e Stati Uniti

Redazione

Papa Francesco ha agito da catalizzatore di movimenti iniziati da tempo. Obama ieri ha detto che gran parte dei negoziati tra L’Avana e Washington si sono svolti nel territorio neutrale del Canada, ma che l’accordo finale è stato raggiunto in Vaticano, sotto la guida del Pontefice.

Roma. I segnali di una svolta in arrivo tra Stati Uniti e Cuba si intuivano da tempo. Ma come ha riconosciuto Barack Obama è stato il Vaticano dell’argentino Papa Francesco il catalizzatore decisivo. Come si legge in un comunicato diffuso ieri sera dalla Segreteria di stato vaticana, nel corso degli ultimi mesi il Papa ha inviato lettere separate a Obama e Raúl Castro “al fine di avviare una nuova fase nei rapporti tra le due Parti”, e nello scorso mese di ottobre ha accolto in Vaticano le delegazioni dei due paesi in un incontro “dal quale sono scaturite soluzioni soddisfacenti”. Obama ieri ha detto che gran parte dei negoziati tra L’Avana e Washington si sono svolti nel territorio neutrale del Canada, ma che l’accordo finale è stato raggiunto in Vaticano, sotto la guida di Papa Francesco. I movimenti della Santa Sede sulla questione cubana risalgono al giugno del 2010, con una mediazione del Vaticano e dei vescovi cubani e spagnoli per ottenere da Raúl la liberazione di 52 prigionieri politici. Nel marzo del 2012 c’è stata inoltre la visita storica di Benedetto XVI all’Avana. Sulla stampa americana si legge che Francesco avrebbe parlato a marzo con Obama della vicenda del detenuto Alan Gross e della sua liberazione durante la visita in Vaticano del presidente americano. “Cuba è stata un argomento che ha ricevuto molta più attenzione di ogni altra cosa di cui i due hanno parlato”, ha detto un funzionario dell’Amministrazione americana alla stampa. Di Gross avrebbero parlato anche il segretario di stato americano Kerry e il suo collega in Vaticano Pietro Parolin, sia a gennaio sia nel loro ultimo incontro.

 

C’era dunque la Santa Sede dietro ai movimenti degli ultimi tempi tra L’Avana e Washington, come la partecipazione congiunta alla lotta contro ebola in Africa e il ritorno del presidente cubano in contesti internazionali come il Vertice delle Americhe (Castro parteciperà ad aprile, è la prima volta dal ’62). Il catalizzatore Santa Sede agisce su un contesto in cui l’America ha ormai individuato nuove priorità sullo scenario internazionale, e Raúl Castro ha deciso la fuoriuscita di Cuba dal modello fallimentare creato dal fratello.