La sindrome nordcoreana della Sony

Redazione

Incazzosi supporter di Kim Jong-un a NY, salta solo un film (per ora). La prima del film “The Interview”, commedia con Seth Rogen e James Franco, prevista per stasera a New York, è stata rimandata a data da destinarsi.

Tutta la storia sembra un film nel film. E rende tutto più inquietante la minaccia dei Guardiani della pace – come si fanno chiamare gli hacker che a fine novembre hanno letteralmente svuotato gli hard disk della Sony Entertainment americana e diffuso su internet il contenuto. La prima del film “The Interview” (prodotto Sony), una commedia con Seth Rogen e James Franco che racconta di due giornalisti reclutati dalla Cia per assassinare Kim Jong-un, prevista per stasera a New York, è stata rimandata a data da destinarsi. Tutto per il messaggio diffuso ieri in rete dai Guardiani della pace, con cui Pyongyang ha negato ogni rapporto ma che difendono lo stesso l’onorabilità del paffuto leader. E non c’è molto da star sereni con i supporter della Corea del nord che – ricordava ieri Andrea Pira di China Files – in America sono guidati da un certo Joshua Caleb Sutter, arrestato varie volte per aver fatto parte di gruppi terroristici che inneggiano al nazionalismo e alla superiorità della razza. Una specie di Anders Breivik americano. Nessun legame ufficiale con i Guardiani della pace, certo, che però scrivono: “Attenzione. Vi faremo vedere ovunque verrà proiettato ‘The Interview’, inclusa la première, quant’è amaro il destino di coloro che trovano divertente il terrore al quale dovrebbero essere destinati. Ricordate l’11 settembre del 2001. Vi consigliamo di trovarvi distanti da quei luoghi quando avverrà”.

 

Washington ha detto che al momento non ci sono segnali di una minaccia terroristica reale. Per ora la questione sembra confinata a una guerra intestina di Hollywood. La Sony – che ha già due richieste di danni milionarie conseguenti alla pubblicazione delle email private dei funzionari – ha bisogno di soldi. E ha dovuto lasciare decidere autonomamente i cinema se proiettare o meno il film (mai successo prima). Sarebbero gli altri studios, adesso, a fare cattiva pubblicità, perché le minacce potrebbero tenere gli spettatori lontani dalle sale durante il periodo natalizio (che in media fa il 30 per cento degli incassi dell’anno). Il danno provocato alla Sony Pictures è incalcolabile. E l’idea dei Guardiani della pace, di attaccare i cinema durante il periodo natalizio, a qualche lupo solitario potrebbe suonare più efficace di un attacco informatico.