Recep Tayyip Erdogan (foto LaPresse)

L'ossessione di Erdogan

Redazione

Per la “nuova Turchia” il sultano è pronto a sacrificare anche l’Europa. Erdogan ha una mania per Gülen, e per questa mania è pronto a sacrificare il residuo di democraticità che gli resta – e perfino l’Europa.

Della faida in Turchia tra l’allora premier, oggi presidente, Recep Tayyip Erdogan e l’influente Fethullah Gülen, che l’anno scorso aveva sconvolto la politica turca, i media si erano dimenticati. Pensavano che le due vittorie elettorali di Erdogan, quella alle elezioni locali e quella alle presidenziali, avessero sistemato la questione e decretato un vincitore assoluto. In questi mesi Erdogan ha continuato a tuonare contro l’apparato di potere di Gülen, sono continuati gli arresti minori di “poliziotti collusi”, ma in pochi avevano dato peso alla cosa. Non si accorgevano che la vera prerogativa di un sultano, che in questo si differenzia da un governante compiutamente democratico, è non lasciare mai i suoi nemici impuniti. Così domenica sono arrivati gli arresti, trentuno, tutti sospettati di essere motivati politicamente. La polizia ha arrestato Ekrem Dumanli, il direttore di Zaman, il più importante quotidiano del paese, e gli alti dirigenti del Samanyolu Media Group, che si occupa di radio e televisione. Sia Zaman sia Samanyolu sono noti per i loro legami con Gülen. Inoltre sono stati arrestati alcuni alti ufficiali della polizia, tra cui l’ex capo delle operazioni antiterrorismo.

 

Erdogan ha un’ossessione per Gülen, e per questa ossessione è pronto a sacrificare il residuo di democraticità che gli resta – e perfino l’Europa. Davanti agli arresti, il ministro degli Esteri europeo Mogherini e il commissario che gestisce l’allargamento dell’Unione, Johannes Hahn, hanno protestato in un comunicato congiunto. “Che badino ai loro affari”, ha risposto il presidente. Nel suo progetto di “nuova Turchia”, promosso alle ultime elezioni, l’Europa è un particolare.

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