Come funziona il Cupolone fisso

Maurizio Milani

Rom, cooperative e municipalizzate. Tutto inizia a Beirut nel 1983. Le partite vendute dell’Avellino e i contatti con una banda di anziani in Montana. Quel progetto fantasma per fare le terme all’Isola Tiberina.

Dispiace farlo adesso, ma a questo punto dirò tutto. Le mode dei profughi, dei rom, dei graffiti sui muri e sui treni, delle cooperative che aiutano gli ubriaconi piuttosto che i ludopatici, dei concertoni di Elton John contro la fame nell’universo a 750.000 euro per artista (fondi Ue) e decine di altre balle, tutte nascono nel 1983. In quell’anno, come ragazzo ero a Beirut per motivi fiscali. Sì, ero evasore totale. Non ho mai prodotto una dichiarazione dei redditi. Avevo giocato nell’Avellino in serie A per cinque stagioni. Mi ero guadagnato due miliardi di lire (anche vendendo alcune partite di Coppa Italia). A 23 anni decisi di smettere con il calcio e godermi i soldi nel Paese dei cedri, la Svizzera del medio oriente. Non è passato un mese che ero sdraiato in piscina a vantarmi e divertirmi come un cane che mi sono ritrovato profugo. Non ho ancora capito cos’è successo. Tenete conto che sono nato ad Ankara nel 1960. Sono sempre stato per il Pkk di Ocalan, già quando ero nei pulcini della Lokomotiv Ankara, e a sedici anni mi ha comprato l’Avellino. Già nella squadra irpina c’erano stati furti negli spogliatoi (adesso posso dirlo: ero io). I sospetti c’erano su di me, ma allora non essendoci telecamere e telefoni intercettati, il fatto non sussiste. Insomma, c’era la guerra civile nel paese che sembrava il più sicuro del mondo. Con le banche fallite, senza un soldo, tornai in Italia come profugo. Mi stabilii nel comune di Roma. Qui ho iniziato a fare il cretino a spese dello stato.

 

Andai subito dal sindaco a lamentarmi e chiedere l’intervento dell’Alto commissario Onu per i rifugiati. Arrivò una donna bellissima a farmi il colloquio. Solo oggi scopro che è l’attuale consorte di George Clooney. Le dissi un sacco di balle, che in Libano ero perseguitato perché volevo sposare George Michael e per un nostro bacio in piazza a Beirut fummo cortesemente arrestati. Poi le dissi che sull’autobus Beirut-Aleppo non mi facevano sedere in quanto di origine rom. Tanto bastò per commuovere sia la signorina Clooney che sindaco e prefetto. Subito seduta straordinaria del comune e stanziamento per me e gli altri miei compari (98 per cento evasori totali nelle varie nazioni di provenienza) della bella cifra di 150 milioni di lire come primo contributo. Il sindaco di sinistra, molto romantico alle tematiche terzomondiste, disse anche in consiglio comunale: “Per far fronte a questa spesa taglieremo gli scuolabus e il sussidio alle donne anziane, che – parliamoci chiaro – non vengono nemmeno giù dal nono piano delle case popolari per votarmi”.

 

Da lì è nato tutto. Si è sparsa la voce nei bar del Maghreb e del pianeta tutto: sai che se vai in Italia e gli conti quattro balle ti danno tutto. Il trucco però c’era. Io l’avevo capito subito. Bastava entrare nel business del buonismo e della carità: quindi smantellare il sistema industriale italiano per usare i capannoni come sede Caritas, sede Don Colmegna, sede Opera rom, corsi di teatro per disoccupati della Magneti Marelli, energie alternative tipo sfruttare le maree per sparare la sonda Rosetta su una cometa… Tutto chiaramente con contributi dello stato, della provincia e del comune. Tutto primarie Pd e terzo settore. Nessuno che apriva più un negozio normale, tutti etici, biosolidali, banche del tempo, banche etiche. Tutte stronzate.

 

Però c’era da guadagnare parecchio in questo business, per cui siamo entrati e all’inizio ci siamo occupati del problema delle nutrie. Con un finanziamento di 750.000 euro dovevamo consentire il ripopolamento di tali animali e incentivare l’adozione. Il progetto è fallito. Ma in fondo l’importante è lavorare e far sì che più persone possano avere un reddito. Certo, il progetto lo devi nobilitare. I compagni poi hanno aiutato i boscimani nel costruire il padiglione dell’Expo di Calcutta, che è sì risultato il più bello ed elegante, ma che ha visto n° 2 visitatori e basta. Motivo? I boscimani non avevano le lampadine di ricambio. Ne avevano chieste in prestito allo stand Italia Nostra che è lì di fianco, ma Fulco Pratesi quando è andato lì a vedere fa: “Ragazzi, non per essere razzista, ma non mi fido a montarvi delle lampade al led sul vostro impianto boscimano. Capo boscimano con suo cugino elettricista masai: “Come mai?”. Fulco Pratesi: “Perché se mi attacco al vostro bell’impianto saltano giù i contatori di mezza Europa. Avete i contatori Enel di caucciù, da noi sono fuori norma dal 1870”. Capo boscimani: “Potete darci il contributo del comune per metterci a norma?”. Interviene Chicco Testa: “Certamente, se non siete ideologicamente contro vorrei coinvolgervi nel nuovo piano nucleare italiano”. Boscimani: “Noi ci stiamo a fare tutto, ormai ci siamo rotti le balle di fare i parenti poveri. Iniziamo subito”.

 

Dopo questi fatti a Roma, non stupiamoci che la gente non vota più. La peggiore affluenza ai seggi nella storia delle democrazie si è avuta ieri in una contea del Montana (Usa). Su 40.000 elettori aventi diritto si è recato alle urne solo uno, il sindaco. Dieci minuti prima della chiusura dei seggi, una banda di uomini anziani ha fatto irruzione e ha sequestrato il presidente del seggio e tutti gli scrutatori al grido di “basta balle, andate a lavorare normale!”. Hanno preso gli ostaggi e cercato di trasferirli a Guantanamo. Fermati dalla Guardia nazionale si sono barricati in un pub messicano. Qui il capo della banda, un ex drogato in pensione di 76 anni, ha rilasciato un’intervista al Foglio. Piero Vietti: “Scusi ma perché avete arrestato tutti i componenti del seggio?”. Ex drogato anziano: “Basta iniziare a fare gli scrutatori alle primarie del Pd e poi infilarsi in qualche municipalizzata!”. Vietti: “Vuol dire altro?”. Lui: “Sì: viva Carlone Cottarelli!”. Dispiace che nella banda c’era un parrucchiere in pensione. Tra tutte le categorie i parrucchieri non si sono mai distinti per far casino in piazza.

 

[**Video_box_2**]Per quanto riguarda rifondare il Pd romano, sono d’accordo con Orfini: azzerare tutto e mettere come commissario al Campidoglio Alfio Marchini. Per quanto riguarda i rom, la situazione oggi è questa. Sto parlando adesso con loro. Vladimiro, capo rom: “Allora c’era chi speculava su di noi, facendosi dare contributi per farci diventare più belli?”. Io: “Pare di sì, Vladimiro”. Vladimiro: “A questo punto vado in comune e fisicamente trasloco la scrivania dell’assessore al Welfare di Roma. E’ una scrivania di mogano di discreto pregio. La vendo subito su eBay”. Io: “Ma ti conviene, Vladimiro, fare una tale cosa?”. Lui: “Allora dimmi tu”. Io: “Andiamo a ciulare il rame al depuratore di Roma Est, solo di avvolgimenti di motori elettrici c’è 20 quintali di oro rosso”. Vladimiro: “No! Queste cazzate non le faccio, perché faccio il gioco di chi è contento dei danni perché lavora doppio”. Io: “Che uomo fedele alle istituzioni, faresti il candidato sindaco di Roma?”. Vladimiro: “Ci devo pensare. Però nel mio programma voglio riscaldare l’Isola Tiberina tipo terme. Così Roma diventa la città termale più ambita d’Europa e rilanciamo il turismo”. Io: “Ma gli ambientalisti non vogliono”. Vladimiro: “Più ambientalisti di noi rom non c’è nessuno”. Io: “Fammi un esempio”. Lui: “Leggiamo la mano senza essere capaci e la gente ci crede”. Io: “E cosa vedi nella mia mano?”. Vladimiro: “Che sei un pirla”. Io: “Ma se non l’hai nemmeno guardata”. Vladimiro: “Si vede lo stesso dalla forma della testa”. Io: “Perché, che forma ha?”. Lui: “Da asteroide, ma nemmeno”.

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