La virtù civile e la pressione fiscale spiegata ai bambini

Luciano Capone

Cronaca di un surreale viaggio infantile tra le "tasse bellissime". La “Giornata della virtù civile” a Milano, dedicata alla memoria di Tommaso Padoa Schioppa, il ministro dell’Economia del celebre “le tasse sono bellissime”, tra soldi di cioccolato, domande dubbiose e un'evasione del 10 per cento.

“Le belle tasse”, “le tasse per me”, “i tanti risvolti delle tasse”, è il crescendo rossiniano con cui l’Associazone civile Giorgio Ambrosoli, l’eroe borghese ucciso per aver fatto il suo dovere 35 anni fa, celebra a Milano la “Giornata della virtù civile” dedicata alla memoria di Tommaso Padoa Schioppa, il ministro dell’Economia del celebre “le tasse sono bellissime”. La giornata della Virtù Civile, intesa come sottomissione volontaria e convinta alla legge, è dedicata alle giovani leve della Repubblica, con un gioco sulla bellezza delle tasse basato sulla Costituzione per i bambini delle elementari, un concorso di scrittura sulle tasse per quelli delle medie e una mostra fotografica sempre sulle tasse per quelli delle superiori. Una festa civico-pedagogica che ricorda vagamente il culto giacobino dell’Essere Supremo, che nell’Italia di oggi coincide con il Fisco, la mano visibile del Bene Comune che prende da ognuno secondo la sua capacità (contributiva) e dà a ognuno secondo i suoi bisogni.

 

Non è la prima volta che le scuole pubbliche organizzano attività per insegnare a essere contribuenti entusiasti, un paio d’anni fa ad esempio scese in campo direttamente l’Agenzia delle Entrate portando nelle scuole la Fiscostrocca, una filastrocca sulla bellezza delle tasse da far imparare a memoria ai bimbi trasformati nell’occasione in Figli di Equitalia, variante repubblicana dei Figli della Lupa: “Paperone, che sappiamo è un gran riccone / molti soldi verserà per il bene della società / Al contrario Paperino che non ha il becco di un quattrino / pochi euro pagherà ma ogni servizio avrà…”.

 

L’iniziativa sulla Virtù Civile è certamente meno rozza ed orwelliana di quella dell’Agenzia delle Entrate, ma ovviamente lo scopo è lo stesso: convincere i fanciulli che le tasse non sono un male necessario ma un bene in sé. Con i bambini delle elementari non è una “mission impossible”: non sono contribuenti ma solo beneficiari, percepiscono i vantaggi delle tasse senza sopportarne i costi. Insomma un gioco per chi piace vincere facile. E il gioco “Le belle tasse”, che si svolge nella sala consiliare del comune di Milano, funziona in questo modo: all’inizio vengono distribuite monete di cioccolato in maniera diseguale e i bambini suddivisi in “governo”, “contribuenti”, “esattori” e “amministratori” devono stabilire le tasse, dichiararle, riscuoterle e acquistare i servizi da redistribuire. “Chi evade gode dei servizi pagati dagli altri, quindi è un ladro”, è il monito. Il modello è ovviamente semplificato e non presenta problemi come i costi della burocrazia, tutto quello che viene versato ritorna in servizi per tutti: dai una parte di cioccolata e in cambio hai scuola, sanità e sicurezza.

 

[**Video_box_2**]In questo mondo ideale è un gioco da ragazzi farsi pagare le tasse, viene voglia di versarne anche di più. Ma i bambini, altro che “beata ingenuità”, sembrano un po’ scettici e iniziano a chiedere chiarimenti all’educatore che illustra i benefici del welfare state. “Il governo paga le tasse come noi cittadini?”, “Le tasse devono essere pagate per forza?”, “E chi non paga le tasse perde la casa?”. La diffidenza la fa da padrona e intanto qualcuno inizia a scartare un euro di cioccolato. Sgomberati alcuni problemi di fondo, si passa alle questioni tecniche, con un bambino che chiede “Paghiamo tutti uguale?”, ma il docente spiega che non si può perché la Costituzione prevede che chi più ha più paga. L’altra obiezione di un bimbo, che è probabilmente un seguace di Milton Friedman, riguarda l’erogazione dei servizi, monopolio o concorrenza?: “Pagate solo la scuola pubblica o anche quella privata?”. “Solo le pubbliche, ma puliamo le strade davanti a quelle private” è la risposta che non sembra convincere il Chicago-kid. E intanto i bambini scartano altri soldi-cioccolatini. L’ultima obiezione è di un bimbo iper-realista che si sarà formato leggendo testi di public choice: “Il governo ha troppo potere, e se prende i soldi e poi non mantiene le promesse?”. Dubbi su dubbi. E intanto c’è chi mangia altri euro di cioccolato. Nel frattempo il governo, sentite le parti sociali, decide per una flat tax al 40 per cento con una no tax area fino a 5 soldi, così la progressività è salva e la Costituzione rispettata. Gli esattori passano per i banchi, leggono i mini 730 e riscuotono le imposte. Tutto fila liscio, fino a quando non si contano i soldi: il gettito preventivato era di 440 soldi ma ne mancano all’appello una quarantina, evasione attorno al 10 per cento. C’è chi ha dichiarato di meno, chi ha nascosto i soldi nella cartella, una bambina ha mangiato tutto. Non ci saranno sanzioni né pignoramenti, la sua “casa di Barbie” non finirà all’asta, ma la Virtù Civile è sconfitta. Per la prossima edizione servirà qualche contromisura. La delazione con premio per chi scova gli evasori può essere efficace, trasformerebbe i viziosi mangiacioccolato in alleati della Virtù Civile.

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  • Luciano Capone
  • Cresciuto in Irpinia, a Savignano. Studi a Milano, Università Cattolica. Liberista per formazione, giornalista per deformazione. Al Foglio prima come lettore, poi collaboratore, infine redattore. Mi occupo principalmente di economia, ma anche di politica, inchieste, cultura, varie ed eventuali