La Corleone dei “cravattari” - Domani nel Foglio

Redazione

Un'inchiesta che sembra una supercazzola del tipo “Amici miei”. Pubblichiamo parte dell'articolo del direttore Giuliano Ferrara. Domani nel Foglio la versione integrale.

Pubblichiamo parte dell'articolo del direttore Giuliano Ferrara. Domani nel Foglio la versione integrale

 

Secondo me questa storia della cupola mafiosa a Roma è una bufala. Una supercazzola del tipo “Amici miei” (indimenticata commedia di Mario Monicelli, 1975) nella versione “camerati miei”. Roma pullula come tutte le grandi città di associazioni per delinquere, e le risorse pubbliche, scarsine, sono appetite da piccoli medi e grandi interessi (questi ultimi in genere sono al riparo dalle inchieste): ladri, ladruncoli, millantatori, politicanti, funzionari corrotti e cialtroni vari sono un po’ dappertutto (Roma è il teatro degli Er Più de borgo, uomini d’onore all’amatriciana), ma trasformarli in una “mafia”, precisando che è “originale”, “senza affiliazione”, e farne un “sistema criminale” simile alla piovra, in un horror movie che si ricollega alla banda della Magliana, andata in pensione parecchi anni fa, è appunto una colossale bufala.

 

l mio è un pregiudizio. Sono dunque tenuto a darne conto con la dovizia di argomenti che i pregiudizi meritano. Leggerò le mille pagine della procura vistate dal gip che ha chiesto 37 arresti, perquisizioni e incriminazioni di tutto un mondo e sottomondo romano tra crimine, malversazione e politica trasversale “dest-sinist”. Ma lo farò con calma, perché c’è tutta una letteratura di riferimento che già parla da sola, e forse in modo più eloquente ancora delle famose “carte del processo”. 1. Intanto quelle pagine erano già state scritte in romanzi di cui sono autori magistrati della procura di Roma fattisi scrittori (Romanzo criminale del dottore De Cataldo), che si sono poi associati a giornalisti da sempre amici dei magistrati (Suburra, De Cataldo con Carlo Bonini), e che adesso si vedono riprodotto quasi alla lettera il loro lavoro “creativo” in indagini giudiziarie che dovrebbero essere un po’ meno “creative”, o meglio distinte dalle avventure della fiction. 2. Intanto il dossier che condensa il tutto è stato letto per me, e ne hanno reso conto sui giornali, da legioni di cronisti giudiziari o “pistaroli”. Paginate e paginate che ieri erano l’ossatura dei grandi giornali e di quelli meno grandi, e in cui il racconto sugoso del “romanzo criminale” era schiacciato da titoli cubitali tutti uguali. Dalla Repubblica al Giornale, dal Corriere fino al manifesto passando per la Stampa, perfino Avvenire, e naturalmente il Messaggero, la formula ieri era una sola e squillante: il titolo a replica multipla esprimeva il tutto della grande notizia che non ammette repliche: “Mafia, la cupola di Roma”. Quando titolazione, testi  pensiero sono unici ho sempre il sospetto che ci sia di mezzo una grossa buggeratura per l’opinione pubblica. [...]

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