Nicolas Sarkozy (foto LaPresse)

Di nuovo leader, ma piccino

“Non siamo dei vecchi scemi”. L'Ump si ribella all'abbraccio di Sarkozy

Paola Peduzzi

L’ex presidente francese conquista la guida della destra ma di misura. Il comitato degli ex premier è già una guerra.

Milano. Essere uniti non significa essere sottomessi, dicono alcuni politici dell’Ump commentando il ritorno di Nicolas Sarkozy alla guida del partito. Con il 64,5 per cento dei voti, l’ex presidente ha battuto sabato gli altri contendenti, ma i fasti del 2004, nonostante la retorica da “salvatore” cui Sarkozy si è finora aggrappato, sono lontani: 20 punti percentuali in meno rispetto ad allora, meno dei due terzi del consenso totale, a causa della performance al 29,18 per cento dell’outsider Bruno Le Maire, sul quale sono convogliati i voti gestiti anche da Alain Juppé, star non esattamente di primo pelo celebrata anche sui media anglosassoni (c’è stata domenica una telefonata invero poco cordiale tra Sarkozy e Le Maire, si sono lamentati entrambi delle accuse reciproche, Le Maire ha fatto capire che la sua linea non è più quella della docile sottomissione all’ultrasarkozismo dell’Ump e così si è giocato il ruolo di segretario generale del partito, ma le immagini del loro incontro ieri mattina sono sorridenti e rassicuranti). Libération mette in prima pagina una foto dell’ex presidente piccino piccino, che sembra annaspare, e titola: “L’hypoprésident”, l’ipopresidente – come a dire: guardate che fine ha fatto l’iperpresidente che voleva rivoluzionare tutta la Francia. Sarkozy finge che il ritorno sia stato un successo, a Tf1 domenica sera ha detto di essere contento di non aver preso il 100 per cento di voti come una Marine Le Pen qualsiasi e rilancia, con i toni suadenti di chi sa di avere di fronte un compito difficile, “le rassemblement”, la riunificazione, termine cui si dovrebbe ispirare il nome nuovo del partito, che secondo Sarkozy sarà annunciato entro marzo del prossimo anno. “Sarà più un assassino che un ‘rassembleur’”, commenta sarcastico Laurent Joffrin su Libé, ma in vista delle primarie dell’Ump che si terranno nel 2016 è evidente che per riunificare la destra gollista Sarkozy dovrà o convincere o togliere di mezzo i suoi rivali.

 

Per cominciare la riunificazione, l’ex presidente ha già lanciato un’idea di gestione “collettiva” del partito lanciando un comitato di saggi formato dagli ex primi ministri dell’Ump.

 

Al richiamo di Sarkozy per ora hanno risposto volenterosi soltanto Dominique de Villepin – che ha già patito le ferite di guerra scontrandosi in passato con l’ex presidente e che oggi prudentemente preferisce assecondare la volontà del capo – ed Edouard Balladur, che è già stato ampiamente tradito da Sarkozy e quindi deve avere aspettative piuttosto basse. Per gli altri ex la presenza di De Villepin, descritto come una “serpe”, è soltanto “un croc de boucher”, l’esca di una trappola tesa da Sarkozy per mettere a tacere i suoi rivali.

 

[**Video_box_2**]L’entourage di Juppé ha fatto sapere che “l’ufficio politico dell’Ump, di cui gli ex premier sono membri di diritto, è l’unica istanza di governo legittima” del partito, cioè del comitato di Sarkozy non se ne fa nulla. In realtà Juppé è più cauto (e più furbo): sta facendo i suoi calcoli, incontra Sarkozy in settimana, deve capire come gestire la ripartenza del partito e la sua candidatura alle primarie. L’entourage di François Fillon, ex premier di Sarkozy in fase oltremodo vendicativa, ha usato espressioni ben più decise e colorite, come trapelato da informazioni raccolte dall’emittente radiofonica Rtl: “Ci presenta un comitato di vecchi saggi per farlo diventare un comitato di vecchi ‘cons’”, di vecchi scemi, dicono gli uomini di Fillon. L’Express già ieri mattina, prima ancora degli incontri ufficiali, dava come titubante anche Jean-Pierre Raffarin, che pure ha sostenuto la candidatura di Sarkozy alla guida dell’Ump ma che fa parte della corrente – ce ne sono almeno sette nell’Ump, secondo una mappatura del Monde – definita dei “non allineati”.

 

Il primo slancio riunificatore dell’ex presidente non ha incontrato molti entusiasmi, ma tra le minacce messe in giro dai fedelissimi – “chi non partecipa sarà emarginato” – e la necessità di ridisegnare una compagine politica svilita da una brutta sconfitta nel 2012 e dai tanti scandali che riguardano sì Sarkozy ma anche e soprattutto l’Ump, che risulta decisamente sottofinanziato, l’unità potrebbe risultare conveniente a molti. Si dice a Parigi che Sarkozy ha sì la leadership, ma Juppé ha il consenso, Fillon ha il programma e Le Maire ha la novità: si vince soltanto trovando una sintesi, come sanno bene anche i socialisti che pure in queste ore ridacchiano, sciagurati, del ritorno di Sarkozy: “Basta mostrare una foto dell’ex presidente ai nostri elettori – dice una fonte socialista – che subito si ricordano perché hanno votato per noi”. E’ bastato per mandare François Hollande all’Eliseo, ma la guida della Francia, quella, è un’altra cosa.

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  • Paola Peduzzi
  • Scrive di politica estera, in particolare di politica europea, inglese e americana. Tiene sul Foglio una rubrica, “Cosmopolitics”, che è un esperimento: raccontare la geopolitica come se fosse una storia d'amore - corteggiamenti e separazioni, confessioni e segreti, guerra e pace. Di recente la storia d'amore di cui si è occupata con cadenza settimanale è quella con l'Europa, con la newsletter e la rubrica “EuPorn – Il lato sexy dell'Europa”. Sposata, ha due figli, Anita e Ferrante. @paolapeduzzi