Vladimir Putin con il presidente dell’autoproclamata Repubblica di Abkhazia Raul Khajimba (foto AP)

La quasi annessione dell'Abkhazia

Redazione

La strategia del Cremlino di influenza nei paesi dell’ex blocco sovietico è fatta di esperimenti e di destabilizzazione, di “omini verdi” e di trattati, come quello che Vladimir Putin ha siglato lunedì con il presidente dell’autoproclamata Repubblica di Abkhazia Raul Khajimba.

La strategia del Cremlino di influenza nei paesi dell’ex blocco sovietico è fatta di esperimenti e di destabilizzazione, di “omini verdi” e di trattati, come quello che Vladimir Putin ha siglato lunedì con il presidente dell’autoproclamata Repubblica di Abkhazia Raul Khajimba. E’ un accordo di “alleanza e di partnership strategica”, si legge, ma le autorità del governo filoeuropeo della Georgia, a cui gran parte della comunità internazionale (non la Russia) riconosce la sovranità sulla regione, dicono che il trattato è un passo verso “l’annessione dei territori occupati” da parte della Russia, e a leggere le clausole del trattato la definizione non è peregrina. Il trattato dà al Cremlino un ruolo dominante nella politica estera della piccola Abkhazia, inaugura la creazione di un esercito congiunto russo-abkhazo (i soldati russi stazionano sul territorio fin dai primi anni Novanta, quando la Repubblica dichiarò l’indipendenza), parla di “coordinamento” negli affari interni, e prevede un programma di aiuti tanto grande (270 milioni di dollari in tre anni, più del doppio del budget dello stato) che farà di Mosca la vera dominatrice dell’economia della Repubblica autoproclamata.

 

Per Tbilisi, e per gli analisti occidentali, il trattato è una risposta all’accordo di cooperazione economica siglato a giugno tra l’Unione europea e la Georgia e risponde alla strategia di usare i “conflitti dormienti” negli ex paesi sovietici (dall’Abkhazia alla Transnistria al Donbass) per mettere pressione agli stati che Putin ritiene dovrebbero orbitare intorno a Mosca. Mentre l’occidente è ancora impantanato in Ucraina, Putin ha già messo gli occhi sui prossimi obiettivi.

 

Lo scorso maggio, delle proteste popolari fecero cadere il governo dell’Abkhazia e misero al potere il presidente che lunedì ha firmato il trattato. Anche quelle, dicono in Georgia, furono fomentate da Mosca.

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