E' peggio l'ebola o il liberismo? Ragionamenti seri su un andazzo poco serio

Luciano Capone

Lo strambo tweet del presidente della Camera, Laura Boldrini, sui tagli di spesa alla sanità che alimentano l'espansione del virus. E il liberismo è una strana malattia che miete vittime tra quelli che non ce l’hanno, pertanto l’unica cura ad oggi conosciuta per evitare i danni da liberismo sarebbe quella di farsi contagiare dal virus di Adam Smith

L’Italia è in crisi per colpa del liberismo, la Francia è in difficoltà a causa del liberismo, la Grecia è stata distrutta dal liberismo. È questa la convinzione della quasi totalità delle forze politiche e del ceto intellettuale italiano ed europeo.

 

Francia, Grecia e Italia non sono propriamente paesi “liberisti”, ma nazioni che, a vario modo e ognuna con le proprie peculiarità, sono caratterizzate dall’ingombrante presenza dello Stato che si manifesta sottoforma di elevata pressione fiscale, debito pubblico, imprese statali, burocrazia, sussidi e spesa pubblica, protezionismo etc. Il liberismo è quindi una strana malattia che miete vittime tra quelli che non ce l’hanno, pertanto l’unica cura ad oggi conosciuta per evitare i danni da liberismo sarebbe quella di farsi contagiare dal virus di Adam Smith. Una soluzione che comunque non piace a tutti quelli che ogni giorno si scagliano contro questa ideologia che causa povertà, disoccupazione, inquinamento, disuguaglianza, mortalità infantile e anche Ebola.

 

Sembra un’esagerazione, ma il nesso liberismo-Ebola è stato evocato in un tweet da una delle massime cariche dello Stato, la Presidente della Camera Laura Boldrini.

 

 

[**Video_box_2**]Dal cinguettio non si capisce bene se l’Ebola sia causa o conseguenza del liberismo, se cioè il virus oltre a vomito, diarrea e emorragie provochi anche tagli alla spesa pubblica e privatizzazioni oppure se siano le privatizzazioni e la spesa pubblica la causa della diffusione del virus. Il concetto è spiegato meglio sul sito della Camera, dove è pubblicato l’intervento integrale della Presidente: Ebola è “una malattia presente da tempo in alcune paesi dell'Africa. Si è giunti alla situazione estremamente allarmante di oggi anche perché abbiamo assistito al progressivo indebolimento dei sistemi di ricerca, prevenzione e intervento sanitario nei paesi interessati dall'epidemia. Una conseguenza, questa, delle drastiche politiche di risanamento finanziario adottate in paesi in difficoltà, con tagli alla spesa pubblica e privatizzazione dei servizi”. Secondo la Boldrini quindi il liberismo è stato come un catalizzatore dell’epidemia: il virus esisteva in alcune zone dell’Africa ma non faceva molti danni, poi è arrivato il liberismo con i suoi tagli e le sue privatizzazioni e ha abbattuto gli argini del welfare state africano che impedivano la diffusione di Ebola.

 

Il ragionamento ha una sua logica, non è così assurdo come poteva sembrare a primo acchitto. Per verificare la robustezza dell’analisi boldriniana bisogna verificare i fattori che vengono tirati in ballo. Non è facile reperire i dati sulle privatizzazioni in Liberia, Guinea, Sierra Leone e Nigeria, paese in cui l'ebola ha colpito più che altrove, ma non dovrebbero essere significativi in paesi che escono da guerre civili e con infrastrutture pressoché inesistenti. Sono invece disponibili sul sito dell’Organizzazione mondiale della Sanità i dati sulla spesa sanitaria in particolare. Ebbene, in tutti gli stati in cui l’epidemia si è diffusa, la spesa sanitaria è cresciuta negli ultimi anni.

 

Liberia                                                                           Guinea

 

Sierra Leone                                                                Nigeria

 

 

Ora, seguendo il ragionamento e la correlazione boldriniana, le evidenze dimostrerebbero che è stato l’aumento della spesa pubblica a far scatenare l’epidemia di Ebola. Non vogliamo sicuramente affermare una bestialità logica del genere, ma solo rassicurare gli italiani che se si taglia la spesa pubblica si verrà contagiati dal liberismo, ma non dall’Ebola.

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  • Luciano Capone
  • Cresciuto in Irpinia, a Savignano. Studi a Milano, Università Cattolica. Liberista per formazione, giornalista per deformazione. Al Foglio prima come lettore, poi collaboratore, infine redattore. Mi occupo principalmente di economia, ma anche di politica, inchieste, cultura, varie ed eventuali