La Commissaria europea agli Affari umanitari, Kristalina Georgieva (foto AP)

L'Ue annuncia un commissario unico per l'epidemia di ebola

Redazione

Trapela un documento dell'Organizzazione mondiale della sanità in cui si spiega perché non si è riusciti ad arginare il virus. Intanto sta molto meglio l’infermiera spagnola Teresa Romero.

Stamattina, i ministri degli Esteri dei Ventotto hanno deciso di istituire un coordinatore Ue per l'emergenza ebola. La Commissaria agli Affari umanitari, Kristalina Georgieva, ha ricordato che secondo le stime accreditate, se non si riesce a fermare la diffusione del virus "ci saranno 10 mila nuovi casi alla settimana" e secondo il trend attuale "ci sarà un raddoppio
ogni 2 o 3 settimane". I ministri degli Esteri hanno concordato sull'opportunità di individuare una figura di coordinatore unico e il ministro inglese Hammond ha preannunciato per il Consiglio europeo di giovedì e venerdì una proposta del premier David Cameron di rilanciare a un miliardo gli stanziamenti Ue per far fronte all'emergenza, che allo stato, secondo le stime circolate oggi, hanno collettivamente già superato i 500 milioni fissati dall'Oms come necessari entro la fine di quest'anno.

 

Ieri invece l'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha promesso un'approfondita analisi interna sul perché non sia riuscita a fermare dall'inizio l'epidemia di ebola. E' la reazione alla pubblicazione avvenuta ieri di un documento interno, che doveva rimanere riservato, in cui l'organizzazione delle Nazioni Unite ammette di avere fatto pasticci nelle prime fasi.

 

In un comunicato l'Oms afferma oggi di non voler fare commenti sul materiale trapelato, ma rileva che il documento è solo una prima bozza di una analisi in corso sulla risposta data dalla crisi. "Non possiamo dirottare le nostre limitate risorse dalla risposta (alla crisi) all'analisi dettagliata della nostra risposta passata. Quell'analisi arriverà, ma solo quando la crisi sarà superata". Nella bozza trapelata, su cui l'Oms ufficialmente ribadisce di non voler fornire alcun commento, emergerebbe che l'organizzazione non sarebbe riuscita a fermare l'epidemia per una serie di fattori, dall'incompetenza dello staff alla mancanza di informazioni.

 

L'Oms è stata molto criticata per la sua lenta risposta e per le sue (almeno iniziali) rassicurazioni, che ignorarono i ripetuti allerta lanciati da Medici senza Frontiere, l'Ong che conduceva tra le prime la sua battaglia sul terreno. L'ebola ha ucciso almeno 4.546 persone tra Liberia, Sierra Leone e Guinea, secondo i dati forniti dall'Oms venerdì; tuttavia, dato che almeno metà dei casi non vengono neanche registrati e il tasso di mortalità è almeno al 70 per cento, l'Oms ritiene che il bilancio vero si attesti probabilmente ad oltre 12 mila. E non c'è alcun segnale che l'epidemia stia rallentando, epidemia confermata per la prima volta a maggio, ma che l'Oms dichiarò emergenza sanitaria pubblica internazionale solo l'8 agosto. Il direttore generale Margaret Chan si è finora difesa, ma il documento interno dell'Oms scrive che gli esperti avrebbero dovuto rendersi conto che i metodi tradizionali di contenimento delle malattie infettive non potevano funzionare in una regione dai confini porosi e sistemi sanitari a pezzi: "Praticamente nessuno di coloro coinvolti nella (fase iniziale) di risposta fu in grado di vedere i segnali di sciagura", si legge nel documento. Nella bozza trapelata, ma non riconosciuta dall'Oms, si ammetterebbe anche che, in quel momento, la burocrazia costituì un problema. I responsabili degli uffici Oms in Africa sono frutto di "nomine motivate politicamente" fatte dal direttore regionale per l'Africa, Luis Sambo, che non risponde al capo dell'agenzia a Ginevra, Margaret Chan.

 

Nelle fasi iniziali del contagio i messaggi usciti dall'ufficio di Sambo furono diversi dalla linea emanata a Ginevra. L'ufficio africano il 22 settembre ha dichiarato l'ebola "quasi del tutto contenuta" in Senegal e Nigeria; un'asserzione non confermata dall'ufficio di Chan, che ha dichiarato il Senegal ebola-freee solo venerdì scorso e ancora lo deve fare per la Nigeria. In un incontro che si svolse a giugno, tra esperti di focolai epidemici, uno dei principali collaboratori di Chan, Bruce Aylward, che normalmente si occupa di poliomielite, avvertì Chan delle gravissime riserve sui responsabili Oms in Africa occidentale; e scrisse una email sostenendo che alcuni dei partner dell'agenzia - tra cui agenzie nazionali ed ong - ritenevano che l'organizzazione "stesse compromettendo più che aiutare" nella battaglia all'ebola e che "nessuna delle notizie riguardanti le prestazioni dell'Oms erano buone". Tuttavia solo cinque giorni più tardi la Chan ricevette una lettera di sei pagine della rete di esperti dell'agenzia, in cui venivano dettagliate le gravi carenze dell'Oms in risposta al virus. "Fu la prima notizia del genere che le arrivo'", si legge nel documento, "e lei ne rimase scioccata". Ma a quel punto era già troppo tardi.

 

[**Video_box_2**]Intanto, mentre dagli Stati Uniti Barack Obama ha lanciato agli americani un messaggio rassicurante sull'ebola ( Il presidente Usa ha avvertito che la lotta al virus sarà lunga e si potrebbero registrare "altri casi isolati", ma ha invitato gli americani a non cedere all'isteria e ha assicurato che la nazione è "preparata" per evitare un'epidemia sul territorio), l’infermiera spagnola Teresa Romero, colpita dall’Ebola, non mostra più presenza del virus nel sangue. Secondo fonti dell’ospedale Carlos III di Madrid, un test volto a individuare il virus praticato oggi sulla donna, 44 anni, ricoverata dal 6 ottobre, è risultato negativo. "I tre esami fatti oggi, compreso quello di Teresa, sono negativi", ha affermato la fonte citata dalla France Presse. Tuttavia la cautela è d’obbligo. Se anche un secondo test darà risultato negativo, il caso potrà dichiararsi praticamente chiuso, ma non per questo la paziente potrà essere dichiarata guarita e dimessa. Romero ha infatti una grave infezione ai polmoni e solo tre giorni fa ha ricominciato a mangiare. La donna, dicono i sanitari citati da El Pais, dovrà restare in osservazione per altre tre settimane per esser certi che non si riprenda l’Ebola (il virus ha un’incubazione che dura 21 giorni) e solo se l’infezione non si riprodurra’ potrà esser dichiarata guarita.

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