Evo Morales con Papa Francesco (foto Ap)

Le passeggiate romane di Morales tra calcio, Papa e affari

Maurizio Stefanini

Da Francesco a Francesco, prima, poi affari e export: ecco il senso del viaggio a Roma di Evo Morales. Da Sucre a Roma, affari e calcio, As Roma e fede. Personaggio controverso el Indio, che dalla sezione sportiva del sindacato dei piccoli produttori di coca, ha conquistato la Bolivia.

Da Francesco a Francesco, prima, poi affari e export: ecco il senso del viaggio a Roma di Evo Morales. Da Sucre a Roma, affari e calcio, As Roma e fede. Personaggio controverso el Indio: primo presidente indigeno eletto di Bolivia, innanzitutto, cui ha dato una Costituzione che si dice ispirata alle culture dei popoli pre-colombiani; sindacalista cocalero e leader popolare, appena riplebiscitato alle elezioni, anche se a sentirlo dal vivo colpisce per quella voce fioca non esattamente corrispondente a quel che ci si aspetterebbe da un tribuno; alfiere di una sorta di populismo di mercato paradossale, ma per ora di successo, con indici di crescita sopra al 5 per cento l’anno; cattolico, per sua definizione, anche se al contempo devoto della Pachamama incaica e fautore dell’insegnamento a scuola della “teologia andina”. Ma, soprattutto, devoto al pallone in una maniera che forse non ci aspetterebbe da un rivoluzionario.

 

Da ragazzino portando i lama al pascolo, andava a zig zag tra le gambe delle bestie col pallone, per impratichirsi nel dribbling. A 13 anni fondò una squadra: “Io ero il capitano, l’allenatore e l’arbitro”. Continuò a giocare man mano che faceva il muratore, il panettiere, il trombettista in una banda. Continuò anche quando venne El Niño del 1980, i campi di famiglia cessarono di produrre, e il padre decise di lasciare le Ande per una zona tropicale dove si erano trasferiti molti minatori licenziati, mettendosi a coltivare coca. Anzi, quando a 22 anni entrò nel sindacato dei piccoli produttori di coca iniziò a farvi carriera appunto come Segretario allo Sport, proprio per il suo know how calcistico. Fu l'iniziò del percorso che lo avrebbe portato alla Presidenza.

 

Da Presidente una delle sue battaglie più sentite è stata appunto sportiva: assicurare ai boliviani la visione tv gratuita delle partite dei mondiali. Un’altra fu quella contro l’intenzione della Fifa di vietare le partite internazionali sopra i 2500 metri: difficile in un Paese in cui la capitale La Paz è a quota 3640. Famose le sua sfida sul campo contro l’ex-presidente cileno Sebastián Piñera e contro il colombiano Juan Manuel Santos: di destra, ma ugualmente appassionati di calcio. E se la sua recente idea di giocare con la maglia numero 10 nella serie A boliviana malgrado la disponibilità del club dello Sport Boys di Santa Cruz è saltata perché a 54 anni non ha passato i test medici, in compenso nella stessa Santa Cruz lo scorso 9 ottobre si è consolato  col giocare in una squadra che ha sconfitto.

 

 

La sua passione per il calcio l'ha quindi portato in tribuna per Roma-Cesena, al costo di troncare bruscamente l’incontro con i giornalisti. Sembra che i giallorossi siano una delle sue squadre del cuore, e lui si è fatto vedere mentre acclamava in mezzo agli striscioni. Dopo comunque di aver disputato una partita con una compagine boliviana contro una squadra guidata dal direttore generale della Fao.

 

Se la partita della Roma è stato il momento clou del viaggio, di questi tempi, però, un leader latino-americano non può passare per Roma senza incontrarsi con il Papa: e così, prima di Francesco Totti ha fatto visita a Francesco, questo nonostante i suoi rapporti con la gerarchia cattolica boliviana siano storicamente pessimi. Durante l'incontro i due non si sono limitati però solamente di vertici ecclesiastici boliviani. Durante il vertice  dei Movimenti Popolari in Vaticano, Evo e Francesco hanno avuto “un abbraccio tra fratelli”, come ha riferito il ministro degli Esteri David boliviano Choquehuanca. C’è una sorta di convergenza tra loro. Papa Francesco “si butta a sinistra”, come avrebbe detto Guareschi,  dopo anni in cui invece da cardinale e arcivescovo di Buenos Aires attaccò il sinistrismo dei governi Kirchner, mentre Morales, che invece di sinistra è e che dice di richiamarsi al marxismo e all’indigenismo, promuove una sviluppo a metà tra il socialismo e il capitalismo.

 

Infine gli affari. Il presidente boliviano ha sfruttato il viaggio per presentare l’export di specialità boliviane all’Expo di Milano del 2015 sull’alimentazione. Al centro delle strategie di Morales ci sono alcuni prodotti attorno ai quali il suo governo sta promuovendo l’espansione della “frontiera agricola” nazionale. Uno è la quinoa: alimento il cui nome incaico “chisiya mama” significa “madre di tutti i semi”, e da cui si produce una farina dall'alto contenuto proteico e senza glutine particolarmente adatta a persone a dieta e celiaci. Un’altra è la moringa, ossia l'elisir di lunga vita di Fidel Castro. Infine la chia, prodotto per ora in Europa semi-sconosciuto, ma ricco di omega3.

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