Silvio Berlusconi a Palazzo Grazioli prima di un incontro con i big di Forza Italia (foto LaPresse)

Cari berlusconiani spaesati, spremetevi per una volta le meningi

Giuliano Ferrara

Quando il Cav. fa il dipartimento diritti civili e benedice i gay, anche lui dopo tutto il mondo e dopo monsignor Bruno Forte, invece di urlazzare che nessun organismo di partito lo ha deciso, che “perderemo i nostri voti”, che i Salvini e i fratelli ci divoreranno, vi dovete domandare: ma io in questi vent’anni dov’ero?

Sul casino tra la gente di Berlusconi verrebbe da essere sprezzanti. Cari berlusconiani spaesati e storditi, dipendete storicamente da lui e solo da lui, sarete anche personalmente rispettabili individui dotati di autonomia, e certo che molti di voi lo sono, ma come gruppo politico avete investito tutto quel che avevate sulla leadership personale del Cav., e per anni, lunghi anni, avete rinunciato a ogni autonomia politica e di pensiero, a ogni autentico contrasto, avete votato tutto, contribuito a un mezzo culto della personalità, e non sempre con buon gusto la vostra personalità collettiva è stata sacrificata all’idolo che vinceva, era opulento, distribuiva riconoscimenti e onorificenze perfino oltre i meriti, in molti casi. Ora fate obiezione politica e di coscienza sulla linea, addirittura: non vi va il patto con Renzi, non vi va la legge elettorale con premio di lista, non vi va l’abolizione del Senato, non vi va il sostegno a una regolamentazione alla tedesca delle coppie gay. Va bene il solito cretino anonimo e collettivo che si pronuncia sul web, sono un fenomeno da baraccone le proteste alla Casaleggio, come ieri il popolo dei fax, quello non è popolo e nemmeno populazzo, è un numero contraffatto, un campione non rappresentativo come e peggio di certi sondaggi fatti nel momento sbagliato, in assenza di lotta politica e di confronto tra argomenti; ma è la nomenclatura che importa considerare, senatori, deputati, capi e capetti locali.

 

Chi è parte di una nomenclatura non è un tifoso sugli spalti, è un attore sulla scena. Quando il Cav. fa il dipartimento diritti civili e benedice i gay, anche lui dopo tutto il mondo e dopo monsignor Bruno Forte, invece di urlazzare che nessun organismo di partito lo ha deciso, che “perderemo i nostri voti”, che i Salvini e i fratelli ci divoreranno, vi dovete domandare: ma io in questi vent’anni dov’ero? Quando con senso del tempo politico il mobile B. rinsalda il patto con Renzi anche sulla legge elettorale, dovete domandarvi: ma in questi vent’anni quand’è che ho messo in discussione una scelta politica del Cavaliere? La risposta la conoscete, e ve la ricorda un frondista amico di Berlusconi, che gli ha presentato contro alla Camera una lista nelle elezioni del 2008, mettendoci del suo e della fatica di quattro amici al bar: non esistono le basi per un’opposizione politica qualificata e argomentata alla linea del nazareno, non esistono proprio, e le obiezioni di coscienza, poi, sono cose che fanno sganasciare dalle risate, lasciate in pace la vostra coscienza, siate buoni, non svegliate il can che dorme da almeno vent’anni. Ricordatevi la nipote di Mubarak, su, non fate i sepolcri imbiancati.

 

Dice: ma allora siamo prigionieri fino alla morte di un uomo che persegue un suo disegno nel quale non c’è posto per noi, per le nostre aspettative, da quelle più interessate e marginali, l’ansia personale, a quelle politicamente più legittime, un movimento che faccia una opposizione autonoma e non sguarnita al nuovo regime renziano? No, cari. Lo spazio c’è, in astratto, se siete convinti che questa linea è una rovina. Spremetevi le meningi. Trovate un’alternativa che non sia ridicola. Uno schema di gioco. Delle idee competitive con il nazareno, competitive con l’energia e l’assetto programmatico della Leopolda e del renzismo, trovate un set di opposizione che non sia quello ridicolo di dire insieme che “Matteo ci copia, è un bluff, uccide la democrazia”, e altre scemenze degne degli intellettuali dei miei stivali e delle legioni di rosiconi presenti tra i vostri nemici di sempre, oggi inimicissimi verso Renzi e il Cav. uniti nella lotta. Create, oddio, addirittura una nuova cultura politica conservatrice e d’attacco: non limitatevi a dire cosette politiciste come “facciamo le primarie”, perché ciò che a sinistra ha legittimato la nascita dell’erede di Berlusconi nel campo di Agramante, ha legittimato il capo-persona nuovo della sinistra, a destra non ha alcuna potenzialità, infatti le vostre primarie servirebbero solo a mettere una pietra sopra alla leadership personale di cui il Cav. è stato maestro cantore e inventore, servirebbero allo scopo opposto e simmetrico a quanto realizzarono a sinistra. O avete un candidato credibile che sia suscettibile di affascinare e trascinare gli italiani in una nuova fase dell’azione pubblica?

 

[**Video_box_2**]Non siete prigionieri. Potete cercare di fare altro. E un giorno, facendo finalmente un po’ di fatica, magari, chissà, scoprirete che si può costruire quella blasonata e stiff destra europea e moderna, oltre l’anomalia italiana, di cui ha bofonchiato Scalfari quando Alfano ha mollato casa e si è messo alle dipendenze di Enrico Letta: vaste programme, in astratto possibile. Ma per far questo bisogna essere autonomi, non protestare in famiglia e pretendere l’eredità del babbo in anticipo. La pretesa di vivere parassitariamente in osservanza di una leadership storica, e ora che combatte per un esito ordinato e serio di una parabola gloriosa, ora che combatte con due mani legate a Cesano Boscone, ora volete fare obiezione politica e di coscienza e inventarvi un berlusconismo che non c’è, un diversamente berlusconismo, pensando (illusi) che un’opposizione stralunata a Renzi vi condurrebbe senza una rivoluzione della vostra cultura da qualche parte.

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  • Giuliano Ferrara Fondatore
  • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.