Giorgio Napolitano (foto LaPresse)

Mistificazione della stabilità

Redazione

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Secondo una tesi diffusa sulla stampa che mira a drammatizzare la contesa istituzionale sul disegno di legge di stabilità, il testo sarebbe stato mandato al presidente della Repubblica senza il visto della Ragioneria dello stato perché questa lo avrebbe, sino a ora, negato. Il via libera della Ragioneria, peraltro, è arrivato ieri. Risulta dunque una mistificazione della realtà quella di dedurre da questo passaggio un conflitto istituzionale da cui deriva un rischio potenziale per il percorso legislativo della legge in questione. La prassi di mandare al capo dello stato testi di disegni di legge non definitivi, per avere un primo parere, non è nuova, né è vietata dalla lettera e dallo spirito della Costituzione se riguardi casi eccezionali e non comporti dunque un coinvolgimento del capo dello stato nel processo legislativo. L’articolo 74 della Costituzione stabilisce che prima di promulgare una legge il presidente della Repubblica può con messaggio motivato, rimandarla alle Camere; non vieta questa prassi. L’articolo 81 sul bilancio statale non stabilisce nulla sulla questione. Ma con legge costituzionale del 2012 l’articolo 81 è cambiato per quanto riguarda il contenuto della legge di bilancio.

 

Dal 2015 il bilancio approvato dal Parlamento deve essere in equilibrio tendenziale e non è più solo quello dello stato. E’ quello “generale”, valido per le regole europee, comprensivo degli enti previdenziali, delle regioni e degli enti locali e loro enti diversi da imprese. L’equilibrio tendenziale è definito in relazione al ciclo economico e a eventi eccezionali, come una grave recessione. E’ la prima volta che un governo deve fare il nuovo bilancio in condizioni “eccezionali”. Ci sono problemi di interpretazione sui soggetti del governo e sull’equilibrio tendenziale, per la nostra Costituzione e per le norme europee. E’ saggio perciò che il governo Renzi, in un caso come quello del bilancio che si basa su una nuova norma costituzionale, promulgata dal capo dello stato due anni fa, presenti a Giorgio Napolitano un progetto non definitivo per averne l’opinione e per capire quali emendamenti possa accogliere dal Parlamento. Ciò peraltro darà alla manovra finanziaria per il prossimo anno maggiore autorevolezza nella contesa europea sui margini di flessibilità, da allentare secondo Italia e Francia. E vale anche se non siamo una repubblica presidenziale: il parere preventivo del capo dello stato non è un bollino.     

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