Marina Sereni, è la favorita a prendere il posto di Federica Mogherini alla Farnesina (foto LaPresse)

I mugugni alla Farnesina tra favoriti (Sereni), silurati (Pistelli) e gossip

Marianna Rizzini

Chi sarà il nuovo ministro degli Esteri dopo la promozione di Federica Mogherini a Lady Pesc?, ci si è chiesti per giorni, ma a questo punto del mistero c’è una favorita (Marina Sereni), c’è un silurato (Lapo Pistelli) e c’è un contorno di figure ancora papabili.

Roma. Chi sarà il nuovo ministro degli Esteri dopo la promozione di Federica Mogherini a Lady Pesc?, ci si è chiesti per giorni, ma a questo punto del mistero c’è una favorita (Marina Sereni), c’è un silurato (Lapo Pistelli) e c’è un contorno di figure ancora papabili (Roberta Pinotti, Debora Serracchiani e Alessia Mosca, tutte donne in nome del non sbilanciamento dell’equivalenza numerica di genere nel governo Renzi, innovazione da mantenere di per sé). Ma nei saloni della Farnesina, e nei conciliaboli a poca distanza dalla biblioteca messa in piedi da Camillo Benso conte di Cavour, non se ne può più dell’incertezza prolungata attorno al nome (atteso per la prossima settimana).

 

E ieri, nei corridoi, si dava per quasi certa la nomina di Marina Sereni, vicepresidente della Camera con lungo cursus interno alla filiera Pci-Pds-Ds-Pd (area fassinian-veltronian-franceschiniana e infine renziana), con profilo Twitter che parla da sé: Sereni infatti si descrive come amante delle “amicizie vere”, identikit in qualche modo in contrasto con quello di un ministro incaricato di negoziare con ayatollah e dittatori, e su argomenti poco amichevoli come bombe atomiche e commesse petrolifere. Ma twitter è twitter, e nella vita extra-web, intanto, il nome comunque femminile (con Sereni in pole-position) ha soppiantato quello dell’attuale viceministro degli Esteri Lapo Pistelli, uomo pd di ascendenza diccì (è figlio di Nicola, assessore di Giorgio La Pira e leader della sinistra democristiana negli anni Sessanta). Non fosse politica, la questione sarebbe shakespeariana: Pistelli è stato il primo “rottamato” da Matteo Renzi (nella corsa alle primarie per il sindaco di Firenze, nel 2009, Renzi, ex “portaborse” di Pistelli, conquistò a sorpresa il primo posto, sbaragliando proprio Pistelli). Né Pistelli, ex viceministro di Emma Bonino nel governo Letta, fu mai nominato da Renzi titolare: sei mesi fa toccò infatti a Mogherini (anche se Pistelli fu comunque confermato). Esperto di medio oriente con posizioni inclusive sull’Iran e sognatrici sulle primavere arabe, Pistelli era l’uomo dal curriculum collaudato, quello con “il network” e “la conoscenza della macchina”. Ma non per questo, e nonostante lo studio certosino dei dossier, poteva essere definito un real-politico (Sereni invece è considerata, alla Farnesina, di “attitudini pacifiste, non interventiste, a volte persino terzomondiste”, dice un insider).

 

[**Video_box_2**]E se Mogherini, prossima Lady Pesc, dal passaggio alla Farnesina ha ricavato comunque un certo lustro, non si può dire che in questi mesi si sia mai del tutto placato il mugugnare sottobanco dei diplomatici che da anni chiedono “un ministro atlantista” (quelli vicini al centrodestra) o “un ministro blairiano” (quelli vicini al centro-sinistra) o quantomeno un ministro non “de sinistra”, nel senso della propensione per la bandiera arcobaleno in ogni circostanza (Sereni è habitué della marcia Perugia-Assisi: nella sua biografia on-line scrive che è stato proprio “il rapporto” con i “movimenti pacifisti” a farla “entrare in relazione con la politica estera e la complessità delle vicende internazionali”). Umbra di Foligno, entrata nella Fgci sulla scia di una fascinazione politica per Enrico Berlinguer, maestra di Mogherini (che con Sereni ha fatto apprendistato nel settore Esteri), la vicepresidente della Camera è stata anche, fino ad ora, il volto televisivo del Pd istituzionale, fattosi renziano lungo la via: tutti ricordano una Marina Sereni a “Porta a Porta”, severamente rassicurante, con i capelli e gli occhialetti da Diane Keaton nella fase d’oro di Woody Allen, a parlare di missioni estere come di Cinque stelle.

 

Tuttavia, in questi giorni di attesa, alla Farnesina si chiedono se la convinzione tipica dell’area Bonino-Pistelli, prima, e di quella Mogherini-Sereni, poi – l’idea che al mondo non ci siano “né buoni né cattivi” – possa conciliarsi, dice un osservatore, “con l’urgenza di definire ciò che non viene definito da anni: l’insieme degli interessi strategici dell’Italia”. E mentre al ministero si ragiona “sull’eventuale influenza del Colle nella decisione”, altri raccontano della delusione impalpabile e nell’ombra di Massimo D’Alema, ex ministro degli Esteri ed ex candidato (invano) alla carica di Mr Pesc, speranzoso, a un certo punto, nella promozione dell’altro ex viceministro di Emma Bonino: Marta Dassù, ex consigliera di D’Alema in politica internazionale e guru degli ambienti Aspen.

  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.