Federica Mogherini durante l'audizione alla Commissione Affari Esteri del Parlamento europeo (foto LaPresse)

Così Mogherini supera l'esame di Bruxelles

David Carretta

Il Parlamento Europeo è caduto sotto lo charme di Federica Mogherini. Il ministro degli Esteri, dopo un'impeccabile audizione lunedì sera, ha ricevuto il via libera unanime degli europarlamentari per diventare il prossimo Alto Rappresentante dell'Unione Europea. Ma ora deve convincere anche i più scettici.

Bruxelles. Il Parlamento Europeo è caduto sotto lo charme di Federica Mogherini. Il ministro degli Esteri, dopo un'impeccabile audizione lunedì sera, ha ricevuto il via libera unanime degli europarlamentari per diventare il prossimo Alto Rappresentante dell'Unione Europea. La missione sembrava quasi impossibile appena tre mesi fa, quando una fronda di paesi dell'est Europa aveva organizzato la rivolta contro la candidata dell'Italia per le sue posizioni considerate troppo filo-russe nella crisi ucraina. Ma, dopo i cinque tristi anni di Catherine Ashton, Mogherini non ha avuto difficoltà a incantare deputati, giornalisti e gran parte degli esperti di politica internazionale. E' bastato ricalibrare le sue idee sulla Russia (“Serve un mix di fermezza e diplomazia: l'equilibrio dipende dalla reazione dall'Orso”, ha detto), utilizzare una formula già sperimentata con successo nelle scorse settimane (“se si guarda a sud e a est, siamo circondati dalle crisi”) e fare buon uso di alcuni slogan europei (occorre una “visione strategica” per l'Ue). Ma nel nuovo contesto geo-strategico in cui si trova l'Europa non basterà essere il primo della classe, capace di camminare in perfetto equilibrio sul sottile filo della diplomazia, come sa fare benissimo Mogherini. “C'è una necessità urgente per la nuova leadership dell'Ue di riavviare la politica estera europea”, avverte l'European Council on Foreign Relations, in una nota indirizzata al nuovo Alto Rappresentante. Il computer di Lady Ashton si è inceppato, perché il software su cui si era settata la sua politica estera è obsoleto. Dalla Russia alla Siria, “i problemi di oggi rimettono in discussione molti degli assunti centrali della politica estera dell'Ue”, spiega l'Ecfr. Mogherini deve schiacciare i tasti ctrl-alt-canc, cancellare alcuni “inutili concetti del passato” e far ripartire da capo la macchina della diplomazia europea che era stata creata con il Trattato di Lisbona.

 

Il bilancio che fa l'Ecfr della dottrina europea dell’era Ashton è catastrofico. “Gli ultimi mesi hanno dimostrato che la “Politica di vicinato” non è la risposta al caos dei confini meridionali e orientali dell'Europa; che la Russia e la Cina non stanno diventando “attori responsabili” dell'ordine mondiale attuale; che gli Stati Uniti non vogliono agire per sempre come poliziotto globale; e che le grandi potenze sia in Europa sia in Asia sono determinate a usare la minaccia della forza e le guerre ibride per realizzare obiettivi politici, spiega il Policy Paper. Come nella crisi dell'euro, la gestione delle crisi internazionali è stata “intralciata dalle divisioni tra gli stati membri” e questo spiega “l'assenza relativa delle istituzioni Ue da alcune delle questioni di politica estera più pressanti”. Il risultato è che “l'ordine internazionale liberale” voluto dall'Occidente si sta “sfaldando”. Secondo l'Ecfr servono “un nuovo inizio e una nuova direzione”. L'appello, almeno nella forma, è stato accolto. Mogherini ha promesso di elaborare una nuova “vision” in 100 giorni. Appena insediata, farà il giro delle capitali dei 28 per consultare governi, Parlamenti, organizzazioni non governative e think tank.  Ma rimane la questione della sostanza, che l'audizione di Mogherini non ha risolto. Il mondo non è come lo desiderano gli europei. Quelli che dovevano essere partner strategici si stanno rivelando avversari, se non nemici. Il soft power è inefficace senza l'hard power. “Il discorso di politica estera dell'Ue è sempre più distaccato dalla realtà”, continua l'Ecfr, secondo cui l'approccio costruttivo del dialogo con tutto il mondo è diventato “una barriera” a una politica estera efficace.

 

[**Video_box_2**]Il problema, secondo gli analisti più scettici, è che la dottrina Mogherini non è diversa da quella Ashton. Durante l'audizione ha fornito “una performance quasi impeccabile” per gli standard bruxellesi, spiega Jan Techau, direttore del Carnegie Europe: Mogherini ha dimostrato di “incarnare la quintessenza dell'insider”. Ma è qui che sta il “dramma della politica estera dell'Ue”. La “logica specifica dei meccanismi interni della bolla Bruxelles” contrasta con “le necessità derivanti dal mondo esterno”. Secondo Techau, Mogherini non ha fornito “una risposta sufficiente alla situazione drammatica di politica estera alla frontiera dell'Europa”. Anziché dettare la linea agli altri, il futuro Alto Rappresentante ha fatto come il suo predecessore: ha presentato una serie di opzioni, che rientrano nell'ampio spettro di ciò che è accettabile per gli Stati membri, su cui costruire un compromesso mediocre. Per Techau, a Mogherini non mancano “intelligenza e capacità comunicative, ma statura e peso”. La prima della classe della bolla bruxellese ora ha cinque anni per imparare la lezione della leadership e uscire dalla categoria globale in cui il direttore del Carnegie Europe l'ha relegata: “Peso piuma”.