Violetta e il niqab

Redazione

Certo, l’immagine di quella donna in niqab all’Opéra Bastille di Parigi, mentre Violetta aveva appena finito di cantare “sempre libera degg’io / Folleggiar di gioia in gioia…”, sembrava una pura incursione di medioevo islamico nella scintillante cultura occidentale.

Certo, l’immagine di quella donna in niqab all’Opéra Bastille di Parigi, mentre Violetta aveva appena finito di cantare “sempre libera degg’io / Folleggiar di gioia in gioia…”, sembrava una pura incursione di medioevo islamico nella scintillante cultura occidentale. A Isfahan, in Iran, ieri i khomeinisti hanno sfigurato delle donne perché non portavano il velo in maniera corretta. Il velo è simbolo di pudore, ma anche di oppressione. La protesta dei coristi e la cacciata per quel velo aveva però un sapore ipocrita e intollerante. Ha ragione l’intellettuale americano Peter Berkowitz quando scrive che la laïcité francese è un assurdo ideologico, una distopia secolarista, una religione del silenzio che incatena la libertà religiosa, dove si “disattivano” le chiese e i prefetti tengono sotto osservazione i gruppi sospetti di “patologia religiosa”, ovvero musulmani, ebrei ortodossi e cattolici militanti. E’ un vecchio retaggio giacobino, come quando alla fine del XVIII secolo gli illuministi sfondavano le porte dei conventi di clausura e ingiungevano alle monache: “Uscite, e invece di ali angeliche indossate il paracadute della nazione”.

 

Sul rapporto fra esseri umani e religione si è consumato uno scisma nel liberalismo occidentale che risale alle due rivoluzioni fondatrici. A Parigi, i rivoluzionari di Robespierre odiavano Dio, mentre i Padri fondatori del Mayflower in America separarono la chiesa dallo stato per proteggere la prima dal secondo. “Under that God”, sotto quel Dio, gli americani misero la nazione e la rivoluzione. Per proteggerla. La Francia è l’opposto, e in nessun altro paese democratico tranne che a Parigi ci si pone l’obiettivo dell’adesione dei cittadini alla laicità. Ma oltre che intollerante, l’assimilazionismo laico francese non funziona e genera fanatismo islamico. Lo si vede dal numero di ghetti nelle banlieue. Lo si vede dal numero di francesi che segano teste in Siria e Iraq. E’ vero, funziona male anche il modello inglese, dove nel comunitarismo sono fermentate cento corti della sharia. Eppure, dal corto circuito dell’arbitrio teocratico non si esce con l’arbitrio dell’esclusione secolarista.

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