Leung Kwok-hung durante le manifestazioni per la strade di Hong Kong (foto AP)

Bananas for Democracy

L'ultimo dei trotzkisti di Hong Kong fa lotte liberali. Un diario Radicale

Marco Perduca

Leung Kwok-hung per tutti è "Long hair", esponente della sinistra radicale trotzkista dell'isola e uno dei pochi politici locali a essere scesi in piazza con gli studenti.

Hong Kong. Nei momenti di maggiore tensione con la polizia, come dal nulla, davanti all'edificio del Legislative Council ad Admiralty è apparso l'unico manifestante brizzolato. Ciabatte marroni, bermuda blu e canottiera celeste, Leung Kwok-hung è stato l'unico legislatore costantemente presente in piazza. Presentatomi come esponente del Partito Radicale, cogli occhi pieni di solidarietà mi risponde immediatamente: “Anche io!”. Nessuno lo chiama Leung Kwok-hung, da sempre. Per tutti è “Long hair”, lunghi capelli, uno dei pochi militanti della cosiddetta sinistra radicale dell'isola - ecco perché quel “anch'io” - che si fregia di essere oppositore del regime da molto prima di Tienanmen. Nato nel 1956, Leung fa parte dell'avanguardia trotzkista della Lega marxista rivoluzionaria cinese attiva sin dagli anni Settanta. Oggi “lunghi capelli”, che non indossa giacca e cravatta
neanche nel parlamentino della città, non ha più la chioma fino a metà schiena d'un tempo, s'accontenta d'un caschetto che s'incanutisce lentamente.

 

Tra un'intervista e l'altra con decine di radio e televisioni locali, e senza mai smettere di fumare quando non parla, facciamo il punto della situazione. “Ormai è chiaro che CY Leung (il capo dell'escutivo di Hong Kong), non può negare agli studenti il dialogo sulle riforme ma non è chiaro chi vi parteciperà, quando inizierà e quale sarà il formato degli incontri”. Lunghi capelli però non ci andrà. “Quel che succede in questi giorni a Hong Kong per noi è una novità assoluta, ma non è merito dei politici. Nessuno avrebbe immaginato quel che è accaduto, però è accaduto. Adesso occorre creare un'alleanza, una coalizione, chiamala come vuoi, perché se non lavoriamo insieme su un paio di obiettivi non adremo da nessun parte”, dice tutto d'un fiato in un inglese che ha la stessa cantilena del cantonese. “Io sono il segretario della lega dei social-democratici, l'unico punto di riferimo della sinistra a Hong Kong. Nel consiglio legislativo ci sono anche laburisti, come direste voi, e altri democratici, ma qui non si sono mai visti. Non credo che gli studenti li ritengano degli alleati nella lotta per le riforme”. Candidatosi alle politiche del 2000 e alle distrettuali del 2003, trombato in ambo le tornate, Lunghi capelli fece notizia perché riportò un successo personale in collegi notoriamenti filo-cinesi. Nel 2004 fu finalmente eletto al Consiglio legislativo dove lesse una formula di giuramento modificata che quasi gli costò la proclamazione. La sua piattaforma va dai diritti dei lavoratori, alla concertazione collettiva, dallo stato sociale per tutti, a tasse per i più ricchi. “Ma l'autunno sarà caldo sul tema centrale di 'una testa, un voto'”. Prima di salutarlo noto che sul portasigarette verde, giallo e rosso campeggia una foglia di marihuana nera. “La legalizzeresti?”, gli chiedo a bruciapelo. Mi guarda, sorride e sibila: “Yeah, why not?”. Sul futuro di Hong Kong io sono ottimista.

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