Luigi De Magistris (foto LaPresse)

Né con lo stato né con Giggino

Redazione

Perché nemmeno uno come De Magistris merita il cappio pubblico. Non è necessario condividere gli sproloqui di De Magistris o la sua ideologia del giustizialismo da applicare solo agli avversari per esprimere un disagio per il fatto che un prefetto, cioè un funzionario nominato, possa destituire un sindaco.

E’ difficile immaginare qualcuno che meriti meno solidarietà, soprattutto da parte di chi ha una forte convinzione garantista, di Luigi De Magistris. Il sindaco di Napoli, una specie di Robespierre alle vongole, ha condotto inchieste spericolate e prive di riscontri, ha violato i vincoli, peraltro assai labili, della discrezionalità nella raccolta delle prove e delle intercettazioni, per poi, quando i suoi teoremi si sono dimostrati castelli di carta, buttarla in politica, accusando di complotto e di corruzione tutti quanti, dal capo dello stato al cancelliere del tribunale. Gli argomenti che ha scelto per reagire alle misure che sono state adottate dal prefetto di Napoli in applicazione della legge Severino, infarciti di autoesaltazione e di deprecazione soprattutto per il sistema giudiziario che aveva strumentalizzato per le sue campagne di accuse travestite da inchieste, sembrano l’espressione quasi geometrica di una nemesi del giustizialismo.

 

Non è però necessario condividere gli sproloqui di De Magistris o la sua ideologia del giustizialismo da applicare solo agli avversari per esprimere un disagio per il fatto che un prefetto, cioè un funzionario nominato, possa destituire un sindaco, cioè chi ha ottenuto il consenso popolare secondo le forme della democrazia. Ci deve essere qualcosa che non va in una legge che applica, di fatto, una pena aggiuntiva a quella comminata dal tribunale per i reati dei quali si è stati condannati, una specie di aggravante determinata dal fatto di essere stati scelti dai cittadini per una funzione pubblica. Esiste la pena dell’interdizione dai pubblici uffici, ma se questa non viene irrogata o viene compresa nella sospensione condizionale, non si capisce perché debba essere applicata egualmente a chi ha già un incarico politico. I cittadini napoletani che hanno espresso una larga fiducia in De Magistris hanno compiuto una scelta politica libera, che può dispiacere a molti, noi compresi, ma non per questo può essere cancellata da una procedura burocratica. A qualcuno può far piacere che proprio De Magistris sia vittima di una legge in cui si è espresso lo strapotere del giustizialismo su una politica intimidita, ma neppure questa può essere considerata una ragione sufficiente per rinunciare, anche in questo caso, a sostenere le ragioni delle garanzie dovute agli imputati e anche ai condannati in primo grado. Non è perché lo stato è tutto corrotto tranne lui, come dice De Magistris, che si possono determinare queste prevalenze della ragione burocratica su quella politica. E’ perché si sono fatte leggi demagogiche sotto la minaccia dello strapotere giudiziario. Sarebbe stupendo se proprio i casi del più smandrappato campione del giustizialismo servissero a far riflettere per cambiare in senso garantista una legge sbagliata.

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