Matteo Renzi nella sede di Twitter negli Stati Uniti (foto LaPresse)

Dalla Silicon Valley a Cuperlandia si vola alto, ma meglio senza F-35

Mario Sechi

Renzi indossa i Google glass, la minoranza si mette l’elmo di latta e tanto basta a fare della settimana una distopia politica. Un mondo inospitale dove infuria la guerra tra cyborg e dinosauri.

Renzi indossa i Google glass, la minoranza si mette l’elmo di latta e tanto basta a fare della settimana una distopia politica. Un mondo inospitale dove infuria la guerra tra cyborg e dinosauri. Con Vannino Chiti che dice “inaccettabili i diktat e la messa in discussione dell’articolo 18” (sabato 20 settembre) e Matteo Renzi che ribatte “nel partito c’è chi vuole scontri ideologici”. Non c’è mai tregua, neppure la domenica (21 settembre) quando il premier annuncia che “la minoranza del Pd vuole fare come vuole ma casca male” e Pier Luigi Bersani scartavetra davanti alle telecamere del Tg1 il suo sarcasmo: “Vecchia guardia? Posso accettarlo, e chi lo è più di Berlusconi e Verdini? Vedo che loro vengono trattati con buona educazione e rispetto. Chissà che, prima o poi, non capiti anche a me…”. Un mondo lacerato da un numero, il diciotto, proprio mentre trionfa la sindacatocrazia: Riccardo Muti lascia l’Opera di Roma. E’ una domenica bestiale e non ti porterò sul lago (Fabio Concato, reloaded) ma ad ascoltare il coro del Nabucco diretto da Muti e leggere un sublime Francesco Merlo che chiosa l’amaro sottosopra degli incompetenti: “La verità è che l’Italia predilige i Tromboni e fa scappare i Maestri”. Il bagliore d’ottoni arriva lunedì (22 settembre) con Cesare Damiano che annuncia “conseguenze politiche” se arriva il “soccorso azzurro” alla riforma del lavoro renziana, Corrado Passera che a “Mix 24” si lascia sfuggire un prometeico “sarò il nuovo Berlusconi, in meglio” e il pur bravo Matteo Salvini che stona sul pentagramma della Lega del sud, quando sarebbe sufficiente suonare al meglio quello del nord. E l’altro Matteo? E’ martedì (23 settembre) ed è in viaggio nel futuro, a San Francisco dove tutto ispira “un cambiamento radicale nel paese”. Meraviglia della Silicon Valley. Si fa fatica poi a tornare a Cuperlandia – dove “non c’è solo l’articolo 18 e non siamo in caserma” – e vedere che il Parlamento non riesce a eleggere due giudici della Consulta (prossima seduta martedì 30 settembre). Bisogna volare alto, ma non con gli F-35, perché la Camera mercoledì 24 settembre vota sì alla mozione del Pd che suggerisce di “rivedere l’intero programma”. No-fly zone.

 

E’ il giorno del Corriere della Sera (s)formato Repubblica. Ferruccio de Bortoli indossa i guantoni del peso massimo. Uppercut su Renzi che incassa bene: “Auguri per la nuova grafica”. Marchionne chiosa: “Non lo leggo”. Rosy Bindi ristabilisce i livori in campo: “Ho due editoriali di De Bortoli da conservare”. Alle 16 un movimento di boccoli segnala l’arrivo di Maria Elena Boschi: “Ribadiamo la necessità di approvare rapidamente la legge elettorale”. E’ la linea del pacchetto di mischia del premier che da New York, prima di intervenire all’Onu, avvisa: “Impensabile che mi fermi o tiri indietro”. E’ giovedì (25 settembre) apro il Moleskine, nota a margine: momento di comicità volontaria. Il Nuovo centrodestra epura un suo dirigente, è accusato di selfie con il nemico: mai farsi l’autoscatto con Berlusconi, cribbio! Restano poche righe, ma le ha già opzionate mercoledì 24 settembre Giggino De Magistris, sindaco di Napoli. Condannato per abuso d’ufficio nell’inchiesta “Why Not” (un anno e tre mesi per pesca a strascico telefonica illegale) oggi accusa i magistrati e non vuole schiodare dalla poltrona. C’è una legge (Severino) da rispettare, ma lui se ne fotte. E chiagne: “Non mi dimetto”. Cadde un governo (Prodi) e fummo in pochi a scrivere che era spazzatura giudiziaria e abuso di voyeurismo telefonico. Correva l’anno 2007, il tempo è lento. Ma a volte galantuomo.

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