Ermete Realacci durante una conferenza stampa di Legambiente (foto LaPresse)

Catastrosofismi

Piero Vietti

Ha parlato anche Matteo Renzi, al summit sul clima organizzato delle Nazioni Unite a New York. Un summit che, come i tanti precedenti, è stato più una passerella di slogan e volti noti (con assenze significative, però) che un momento di lavoro vero volto a trovare accordi vincolanti su politiche economiche globali per ridurre le emissioni di gas serra.

Ha parlato anche Matteo Renzi, al summit sul clima organizzato delle Nazioni Unite a New York. Un summit che, come i tanti precedenti, è stato più una passerella di slogan e volti noti (con assenze significative, però) che un momento di lavoro vero volto a trovare accordi vincolanti su politiche economiche globali per ridurre le emissioni di gas serra. “Quella dei cambiamenti climatici – ha detto il premier martedì – è la sfida del nostro tempo, lo dice la scienza, non c’è tempo da perdere: la politica deve fare la sua parte”. E ancora: “I nostri figli attendono che a Parigi l’accordo sia vincolante, e che i posti di lavoro della green economy siano veri”. Ermete Realacci domenica scorsa era in piazza, a Roma, a marciare per la giustizia climatica. Deputato pd, presidente onorario di Legambiente e della commissione Ambiente, Territorio e Lavori pubblici della Camera, è consapevole che quello di New York rischia di essere l’ennesimo incontro a vuoto sul clima, “a meno che a Parigi, tra un anno, non si riesca finalmente a trovare un accordo vincolante sulle emissioni”.

 

Commentando con il Foglio le manovre onusiane per salvare il pianeta, Realacci evita la retorica catastrofista e sottolinea come “la chiave del discorso di Renzi sia stata non soltanto la denuncia dell’emergenza del tema”, ma soprattutto il rilancio economico che tale emergenza porta inevitabilmente con sé. E’ necessario collegare il discorso sui cambiamenti climatici a quello “sul tipo di economia che si vuole costruire. Al contrario di quel che si pensa, l’innovazione spinta dalle politiche ambientali è un fattore formidabile per l’economia. In questi anni le imprese che hanno investito sul tema ambientale sono quelle che hanno innovato di più e creato più posti di lavoro”. Cita un recente rapporto di GreenItaly e Symbola: “Già oggi esiste un’Italia che scommette sull’economia verde, il 22 per cento delle imprese ha investito sull’ambiente e queste sono le più attive nell’export e nella creazione di nuovi posti di lavoro, producendo il 40 per cento dei nuovi occupati”. Ma perché quando si parla di clima, invece di tirare fuori questi dati, si tende a buttarsi sul catastrofismo? “Perché è molto più facile fare i pipponi apocalittici”, ammette Realacci. “E’ una cultura singolare che specialmente in Italia attraversa tutti i settori. Politici, dirigenti e giornalisti sanno ascoltare e fare solo discorsi di questo tipo”, spiega il dirigente pd. “Gli italiani hanno discusso per mesi di poche centinaia di euro dell’Imu senza rendersi conto che con un’abitazione costruita secondo criteri green si risparmiano migliaia di euro e si fa lavorare un sacco di gente”, dice Realacci: “Con la crisi economica il settore edilizio in Italia ha perso 600 mila posti di lavoro, tra il 2013 e i primi mesi del 2014 grazie agli ecobonus ci sono stati investimenti per 28 miliardi di euro e la creazione di oltre 300 mila nuovi occupati”. Se spinte all’innovazione tecnologica, molte imprese italiane ricominciano a esportare, forti della qualità superiore che da sempre ci contraddistingue, aggiunge Realacci. “Affrontare i temi dei mutamenti climatici significa parlare di mutamento della società. Se sette-otto anni fa mi avessero detto che nel 2014 a Milano 30 mila persone avrebbero usato il car sharing avrei detto che era una previsione un po’ troppo ottimista. Ebbene, oggi lo fanno in centomila”. Fa ancora un esempio: “I tedeschi hanno investito sulle rinnovabili non per buonismo, ma perché hanno capito che così l’economia poteva crescere”. Nessun anatema catastrofista, dunque, ma un intelligente utilizzo degli accordi internazionali sul clima per riconvertire l’economia, conclude Realacci: “Guadagnare con la bellezza consuma meno energia”.

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  • Torinese, è al Foglio dal 2007. Prima di inventarsi e curare l’inserto settimanale sportivo ha scritto (e ancora scrive) un po’ di tutto e ha seguito lo sviluppo digitale del giornale. Parafrasando José Mourinho, pensa che chi sa solo di sport non sa niente di sport. Sposato, ha tre figli. Non ha scritto nemmeno un libro.