Barack Obama durante il suo discorso di ieri alla nazione (Foto AP)

Obama dichiara guerra ai jihadisti ma per la Russia è un'aggressione senza mandato dell'Onu

Redazione

Il presidente autorizza bombardamenti anche in Siria e aumenta i target in Iraq. Ira di Teheran e Damasco: "Noi ignorati dagli Usa". Mosca e Damasco parlano di "violazione del diritto internazionale".

Nel giorno del 13° anniversario dall'attentato terroristico al World Trade Center, il presidente americano Barack Obama, nel discorso alla nazione tenuto ieri sera, ha autorizzato bombardamenti su larga scala in Iraq e, per la prima volta, anche in Siria per frenare l'avanzata dello Stato islamico. Nel suo messaggio di 13 minuti, Obama ha detto di voler annientare le milizie jihadiste "ovunque siano", sia in Iraq sia in Siria. Si tratta di una svolta netta della politica americana, dopo che un anno fa la Casa Bianca aveva minacciato l'intervento contro il regime siriano di Bashar el Assad, salvo poi rinunciare. Ieri, inoltre, è arrivata la conferma che il regime di Damasco ha effettivamente usato bombe al cloro contro i civili. Intervistato dal New York Times, il portavoce dell'Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche ha dichiarato che, secondo varie testimonianze, le bombe al cloro sono state lanciate da elicotteri posseduti in Siria solo dal regime. Un motivo in più, quindi, per negare nuovamente ogni ipotesi di collaborazione con Assad contro i terroristi.

 

Obama va all'attacco dei jihadisti sunniti e ha ribadito che "chi minaccia l'America non troverà nessun rifugio sicuro", riferendosi non solo ai giornalisti americani uccisi (James Foley e Steven Sotloff), ma anche alle "migliaia di combattenti europei e americani reclutati finora dallo Stato islamico". Nonostante abbia deciso per l'intervento senza l'autorizzazione del Congresso, Obama è riuscito ad ottenere il via libera per un procurare un finanziamento pari a 500 milioni di dollari per addestrare i ribelli siriani "moderati". I combattenti si recheranno in Arabia Saudita, dove il governo di Riad ha messo a disposizione, dopo la visita del segretario di Stato John Kerry (nella foto in basso), una base militare. In Iraq, invece, lo spettro dei target sarà allargato, includendo anche "la leadership e i bersagli logistici e operativi dello Stato islamico". Inoltre, altri 475 consiglieri militari saranno inviati da Washington a Baghdad per sostenere l'esercito iracheno e assisterlo nelle operazioni contro i jihadisti.

 

Come ha dichiarato il leader dell'opposizione repubblicana della Camera dei Rappresentanti, John Boehner, "restano diversi aspetti che Obama non ha ancora chiarito nel suo discorso, soprattutto su come intende agire". Di certo occorrerà verificare la reazione dei paesi arabi della regione. Kerry in questi giorni è impegnato in un tour che lo porterà nelle principale capitali del medio oriente per tentare di costruire un'alleanza internazionale contro lo Stato islamico.

 

Iran e Siria: "Noi ignorati dagli Stati Uniti". La Russia: "Aggressione fuori dal mandato Onu"

 

La Russia, tramite il portavoce del ministero degli Esteri Alexander Lukashevich, ha condannato la decisione degli Stati Uniti di di allaragre lo spettro dei bombardamenti contro lo Stato islamico, affermando che si tratta di una "violazione del diritto internazionale". In particolare, il Cremlino ha affermato che qualunque azione militare deve essere approvata dal Consiglio di sicurezza. In tal modo, invece, si tratta di "un atto di aggressione", ha aggiunto il portavoce. Ma i malumori di Mosca dipendono in gran parte dalla decisione di Obama di non coinvolgere il grande alleato del Cremlino, il presidente siriano Assad, nelle operazioni militari contro lo Stato islamico. Ali Haidar, ministro siriano per la Riconciliazione nazionale, ha minacciato gli Stati Uniti, affermando che "qualunque attacco perpetrato in territorio siriano sarà considerato un'aggressione".

 

Le reazioni di Iran e Siria all'annuncio di Obama sono state critiche. Entrambe hanno condannato la decisione degli Stati Uniti di voler ignorare Teheran e Damasco scegliendo di condurre i raid aerei contro lo Stato islamico senza coinvolgerli. Il quotidiano siriano al Thawra, controllato dal regime, ha scritto che la scelta di Obama di ignorare l'offerta di Assad di collaborare nella lotta al terrorismo potrebbe "infiammare la regione". In Iran, la portavoce del ministero degli Esteri, Marzieh Afkham, ha dichiarato che il blocco di paesi che si sono uniti nell'alleanza contro i jihadisti "nasconde diverse ambiguità". Afkham ha anche affermato che la coalzione "manca della necessaria serietà", dato che tra i suoi membri si celano anche proprio coloro che finanziano e sostengono i terroristi in Iraq e Siria.

 

Chi invece ha espresso soddisfazione per la decisione di Obama è Hadi Bahra, leader della Coalizione nazionale siriana, accogliendo con favore soprattutto la scelta degli Stati Uniti di finanziare e inviare aiuti all'opposizione "laica" siriana in funzione anti-jihadista. "Oggi siamo un passo più vicini verso l'obiettivo", ha commentato Bahra all'agenzia AP.