Beppe Grillo, leader del M5s (Foto Lapresse)

Il mare, il Circo e la tubercolosi. Così Grillo ha smarrito il tempo scenico

Marianna Rizzini

L’estate del ruggito grillesco si è rivelata estate di noia e ripiegamento, ma non sarebbe neanche così strano: fa parte del gioco e del tormento dell’attore l’eclissarsi, l’incupirsi, lo stufarsi e il risvegliarsi.

Roma. Doveva essere l’estate da leoni dei Cinque stelle, quella in cui piantonare il campo, vista la perdita di centralità mediatica (Marco Pannella docet: quando gli altri andavano in vacanza, a Ferragosto e a Natale, ecco che arrivavano i Radicali con una marcia per le carceri). E però, nonostante le cronache d’inizio agosto descrivessero i Cinque stelle come fortemente irregimentati persino a livello di prenotazioni alberghiere (della serie: Beppe Grillo vorrebbe che cementassimo durante la pausa estiva il “rapporto con il territorio”), l’estate non ha portato imperiture glorie al Movimento. Anzi: il Movimento, durante l’agosto pure piovoso, si è inabissato nella palude internettiana, con qualche sprazzo di ribalta (negativa) per via delle dichiarazioni del deputato Alessandro Di Battista, convinto che “il terrorista” non lo si sconfigga “mandando più droni”, ma elevandolo a “interlocutore” e che se “a bombardare il mio villaggio è un aereo telecomandato io ho una sola strada per difendermi, a parte le tecniche nonviolente che sono le migliori: caricarmi di esplosivo e farmi saltare in aria in una metropolitana”.

 

Una cosa funzionava nel M5s: il senso di Beppe Grillo (attore comico) per il tempo scenico. Ma l’estate, ohimè, pare aver inghiottito pure quello: il grande capo a cinque stelle, infatti, tra luglio e agosto ha fatto capolino stancamente e saltuariamente, sul suo blog o in carne e ossa a Roma, magari in mesto pellegrinaggio giornaliero dalla Sardegna, per inseguire mosse o dichiarazioni altrui: a inizio estate sull’onda del cosiddetto “dialogo” Renzi-Di Maio in streaming, e ieri per replicare, ma dopo 24 ore, al “passodopopasso” di Renzi con un “tassadopotassa”. “Autunno da incubo”, ha scritto Grillo, e sarà la centesima volta (da anni, ormai) che fa balenare lo spauracchio di un ottobre nero e tassatissimo, motivo per cui la presa dell’argomento sull’opinione pubblica rischia di essere quantomeno debole. L’estate del ruggito grillesco si è rivelata estate di noia e ripiegamento, ma non sarebbe neanche così strano: fa parte del gioco e del tormento dell’attore l’eclissarsi, l’incupirsi, lo stufarsi e il risvegliarsi, preso magari dall’euforia di reclamare il Circo Massimo per la festa del M5s, con una gag “tra me e Mick Jagger” e una scimmia-pupazzo al fianco. Grillo è attore prima che capo supremo della caserma (neanche più setta) a cinque stelle. Basta non prenderlo troppo sul serio, l’attor-comico, solo che ora è Grillo a prendersi troppo sul serio, rincorrendo se stesso. E infatti, al termine di un mese di visibilità quasi nulla, e in assenza di certezze sulla festa (almeno il Circo Massimo è un vero palcoscenico, dev’essere il retropensiero), l’unica strada è buttare là un post da putiferio che riecheggi la vecchia linea Grillo-Casaleggio sull’immigrazione (sconfessata dagli attivisti del M5s che a inizio 2014, sul blog, avevano votato a maggioranza a favore dell’abolizione del reato di immigrazione clandestina che i capi avrebbero voluto mantenere): “Il ritorno delle malattie infettive, tubercolosi no grazie”, è il titolo del post apparso ieri. Svolgimento: quaranta poliziotti contagiati da tubercolosi, le malattie infettive “debellate” che tornano e noi che facciamo? “Vogliamo reimportarla, reimportiamola!”, la tubercolosi, si leggeva sul blog, “ma facciamolo alla luce del sole… I triti e ritriti confronti degli italiani come popolo di migranti che deve comprendere, capire, giustificare chiunque entri in Italia, sono delle amenità tirate in ballo dai radical chic e dalla sinistra…. Quando i nostri bisnonni approdavano negli Stati Uniti, paese della Libertà… venivano subito confinati a Ellis Island in quarantena” . E chissà lo sgomento che deve aver provato il terzomondista al cubo Alessandro Di Battista.

  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.