Silvio Berlusconi (Foto Lapresse)

L'aureo silenzio del Cav.

Redazione

Da oggi chissà, ma fino a ieri e per almeno un mesetto Silvio Berlusconi se n’è rimasto zitto zitto e acquartierato nelle sue stanze (al netto dei servizi sociali cui è costretto dalla nota e iniqua sentenza). Nulla da dire? Difficile.

Da oggi chissà, ma fino a ieri e per almeno un mesetto Silvio Berlusconi se n’è rimasto zitto zitto e acquartierato nelle sue stanze (al netto dei servizi sociali cui è costretto dalla nota e iniqua sentenza). Nulla da dire? Difficile. Certo motivi di qualche imbarazzo o rannuvolamenti improvvisi non mancano, basta pensare ai due pesi massimi che gravano, poco graditi, sulle sue spalle: la litigiosa, infeconda Forza Italia e l’indecifrabile, poco scintillante Milan. Ma non è questo il punto. Il Cav., ripetersi giova, sa che questa è l’estate renziana, bon gré mal gré, la stagione degli annunci e delle promesse dai mille e più giorni di vita (vedi Cerasa e l’Atlantic sulla prima pagina di oggi) e che gli eventuali calcinacci politici provocati dalle incertezze governative ricadranno, in autunno, essenzialmente su di lui e sul suo socio di minoranza Angelino Alfano (non per caso tanto irrequieto per le controindicazioni garantiste che riguardano la riforma della giustizia coniata dal Guardasigilli Andrea Orlando, un potenziale assist per Berlusconi).

 

Essendo lontana ma non da escludere la prospettiva di un’accelerazione verso le urne, il Cav. si tiene al riparo nella sua trincea da oppositore-statista, rafforza il profilo basso e cogitabondo, spera che il ragazzino di Firenze ce la faccia (è interesse comune e non soltanto per le riforme costituzionali, a giudicare dall’aggressività della Germania rigorista e dallo scetticismo degli economisti anglosassoni), ma senza per questo strafare. Non che per il Cav. ci siano molte altre ruote sulle quali giocare, siamo d’accordo, ma stavolta l’obbligo è lieve.

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